Come relazionarsi alla propria/o capa/o per avere una vita professionale serena e con più opportunità. Prima parte.
“Siamo ciò che fingiamo di essere, quindi dobbiamo stare attenti a ciò che fingiamo di essere.” Lo scriveva Kurt Vonnegut. In un mondo in cui fingere è la regola come comportarsi con comanda?
Il 21 Settembre con me e Leonardo Milani. Questa rara giornata dal vivo in un contesto straordinario, vuole fornire spunti utili, concreti, per raggiungere gli obiettivi insieme, dall’esperienza del Mental Coach storico delle Frecce Tricolori, clicca qui per saperne di più..
In questa newsletter:
Sondaggio : La tua capa/o dovrebbe frequentare un corso di comunicazione efficace?
Capi incapaci? Che fare per prima cosa.
“E se non fosse sufficiente? Tattiche pragmatiche”.
Kim Scott : Sincerità Radicale.
“Capi incapaci? Che fare per prima cosa”.
La relazione tra dipendenti e capi è un tema cruciale nel mondo del lavoro, e spesso può determinare il grado di soddisfazione e crescita professionale degli impiegati. Molti di noi si trovano a confrontarsi con capi che non solo mancano di competenze comunicative, ma che spesso utilizzano il loro potere in modo prepotente e malsano, creando ambienti di lavoro tossici e controproducenti.
Le dinamiche di un capo tossico
Un capo tossico può manifestare il suo comportamento negativo in diversi modi. Tra questi, uno dei più comuni è il micromanagement, dove il capo necessita di avere un controllo eccessivo su ogni aspetto del lavoro dei suoi collaboratori, nonostante questi abbiano dimostrato di essere competenti e affidabili. Questo tipo di gestione non solo erode la fiducia, ma impedisce anche lo sviluppo di nuove idee e l'innovazione.
Altri capi mostrano favoritismo, promuovendo e proteggendo solo quei dipendenti che rafforzano il loro potere o che accettano di mantenere uno status quo, creando un ambiente di lavoro ingiusto e demotivante. Inoltre, ci sono capi che utilizzano il bullismo e l'intimidazione come strumenti di controllo, un comportamento che non solo distrugge la morale del team, ma può portare a problemi di salute mentale tra i dipendenti.
Conseguenze delle relazioni tossiche
Lavorare sotto un capo tossico può portare a numerosi problemi. Dipendenti che si sentono costantemente criticati o non apprezzati possono sviluppare ansia, stress e altre condizioni di salute mentale. La mancanza di feedback costruttivo e di supporto può far sentire i lavoratori intrappolati in ruoli monotoni senza possibilità di crescita.
Un ambiente di lavoro tossico non solo danneggia i singoli dipendenti, ma anche l'intera organizzazione. L'alta rotazione del personale, il calo della produttività e la perdita di talenti sono solo alcune delle conseguenze negative. Molte aziende non riescono a prosperare a causa di una leadership inefficace che non riesce a promuovere un ambiente di lavoro sano e collaborativo.
Costruire relazioni sane
Nonostante queste sfide, esistono strategie che i dipendenti possono adottare per migliorare la loro situazione. Innanzitutto, è fondamentale mantenere una comunicazione aperta e onesta con il proprio capo. Cercare feedback costruttivo e dimostrare di essere proattivi nel risolvere i problemi può aiutare a costruire fiducia . È altrettanto importante capire le priorità e lo stile di comunicazione del proprio capo, in modo da poter allineare i propri obiettivi con i loro. Questo non solo facilita una migliore collaborazione, ma dimostra anche il proprio valore all'interno dell'organizzazione. Infine, in situazioni particolarmente difficili, può essere utile considerare alternative come rivolgersi alle risorse umane o cercare opportunità di lavoro altrove. Mantenere un equilibrio sano tra vita lavorativa e personale è vitale per il proprio benessere e produttività.
I capi tossici rappresentano una sfida significativa, i dipendenti hanno a disposizione diverse strategie per gestire e, in alcuni casi, migliorare queste dinamiche. La chiave sta nel comunicare efficacemente, essere proattivi e mantenere un atteggiamento professionale, pur proteggendo il proprio benessere mentale ed emotivo.
Una specie di surf mentale che però non garantisce. Diciamo che è il primo passo. Prima di strategie più sofisticate.
"E se non fosse sufficiente quello che faccio?".
Beh prima vediamo i segnali per riconoscere un boss tossico e incompetente:
Riconoscere un capo tossico e incompetente è essenziale per capire come navigare la situazione. Ecco alcuni segnali distintivi che ho individuato durante la mia carriera:
Micromanagement: un capo che controlla ogni dettaglio del lavoro dei dipendenti, impedendo loro di prendere decisioni autonome. Questo comportamento non solo soffoca l'iniziativa, ma mina anche la fiducia tra le parti.
Gestione verso l'alto: si presenta come altamente competente ai superiori, spesso prendendo il merito delle idee dei subordinati. Questo crea una facciata di competenza che nasconde le reali dinamiche tossiche.
Comunicazione elusiva: preferisce comunicare verbalmente per evitare di lasciare tracce scritte delle proprie azioni, rendendo difficile documentare il comportamento problematico.
Insulti mascherati da consigli: offre "consigli" che sono in realtà critiche velate alla tua personalità o integrità, creando un ambiente di lavoro insicuro e demoralizzante.
Comportamento passivo-aggressivo: evita il conflitto diretto, mostrando insoddisfazione in modi subdoli e indiretti, il che genera tensione e confusione.
Critiche costanti: trova sempre qualcosa di negativo da dire, anche su dettagli insignificanti, creando un clima lavorativo ostile e sfiduciante.
Alto turnover dei dipendenti: la frequente rotazione del personale è un chiaro indicatore che il capo non tratta bene i dipendenti, spingendoli a cercare opportunità altrove.
Nessun supporto alla crescita: non fornisce opportunità di sviluppo professionale, lasciando i dipendenti bloccati in ruoli monotoni senza possibilità di avanzamento.
E quindi che strategie più pragmatiche rispetto a quelle già viste sopra posso usare per gestirlo?
Riflettendo sui mie 34 anni di esperienza aziendale come capo ma anche come collaboratore , ho ipotizzato alcune strategie pratiche per affrontare capi tossici e incompetenti.
Documentare tutto
ho sempre ritenuto fondamentale mantenere tracce scritte di tutte le comunicazioni importanti. Questo non solo mi ha protetto in caso di controversie, ma ha anche fornito prove concrete quando era necessario rivolgersi alle risorse umane.
Costruire una rete di supporto
costruire alleanze con i colleghi è stata una delle mie strategie preferite. Un gruppo unito offre supporto morale e rafforza la posizione all'interno dell'organizzazione, rendendo più difficile per il capo isolare e intimidire i singoli.
Gestione del benessere personale
prendermi cura del mio benessere mentale e fisico è stato essenziale. Attività come la meditazione, lo sport e trascorrere tempo con amici e familiari mi hanno aiutato a mantenere la calma e la lucidità, riducendo lo stress accumulato.
Gestione verso l'alto
comprendere le priorità del mio capo e allineare il mio lavoro per soddisfare queste esigenze ha migliorato notevolmente la mia posizione. Presentare le mie idee come soluzioni che avvantaggiano il capo mi ha permesso di guadagnare il suo rispetto e di ridurre i conflitti.
Stabilire confini chiari
impostare limiti chiari su cosa è accettabile e cosa no è stato cruciale. Comunicare questi limiti con fermezza ha aiutato a mantenere il rispetto reciproco e ha impedito al capo di oltrepassare i limiti accettabili.
Usare i canali ufficiali
in situazioni particolarmente difficili, segnalare il comportamento tossico attraverso i canali ufficiali dell'azienda, come le risorse umane, è stata una mossa necessaria. Questo ha spesso portato a interventi che hanno migliorato la situazione.
Considerare alternative
quando tutte le altre strategie falliscono, cercare nuove opportunità, sia all'interno che all'esterno dell'organizzazione, diventa essenziale. Cambiare reparto, per esempio, può essere meno rischioso che cambiare azienda e spesso offre una soluzione temporanea efficace.
Insomma, dopo le strategie blande, affrontare un capo tossico e incompetente richiede una combinazione di tattiche più macchiavelliche, attente e ben ponderate. La chiave è mantenere la calma, proteggere il proprio benessere e cercare sempre di migliorare la propria posizione lavorativa in modo proattivo.
"Fai quello che puoi, con quello che hai, dove sei."
Theodore Roosevelt.
Mai ricevuto un feedback fatto bene ?
Mai dato un feedback fatto bene ?
Mai ricevuto un feedback fatto bene ?
Mai dato un feedback fatto bene ?
“La vera competenza intuitiva si apprende da un'esperienza prolungata con un buon feedback sugli errori.”
Daniel Kahneman
Durante la sua permanenza in Google, a Kim Scott capitava di esporre davanti ai suoi capi i risultati delle attività del suo team. Durante una riunione in cui presentava le performance di AdSense, i numeri erano stati così straordinari che tutti si complimentarono con lei, CEO incluso.
Terminata la presentazione la sua superiore, Sheryl Sandberg, al tempo vicepresidente delle vendite e delle operazioni online globali di Google, la chiamò nel suo ufficio.
Si complimentò ancora con Scott, ma le fece anche notare di aver detto "ehm" più volte durante il suo speech. Quindi le consigliò un corso di public speaking a spese dell'azienda per evitare che quelle leggere inflessioni potessero in futuro avere un peso più grande.
Anni dopo, Kim Scott avrebbe definito l'atteggiamento della sua collega "sincerità radicale", che divenne anche il titolo di un suo libro molto apprezzato.
Per quanto la presentazione fosse andata bene, Sandberg non aveva lasciato che un risultato molto positivo mettesse fuori fuoco una cosa da correggere, seppur piccola. Lo aveva fatto in modo sincero, leale, senza attaccarla sul piano personale, dimostrando che l'azienda era pronta a sostenerla.
Per questo, era risultato un feedback efficace.
Forse non esisterà un modo ideale per valutare le performance degli altri, ma esistono parecchi modi sbagliati per farlo. Prima di addentrarsi seriamente confronto, vale la pena considerare alcuni elementi.
1 - Nei processi aziendali, le critiche devono determinare o favorire un cambiamento positivo, di piccola o grande entità. Vale la pena starne alla larga se diventano una prassi senza attenzione ai risultati.
2 - Le critiche sono efficaci se chi le percepisce le intende come un’opportunità di miglioramento, e non come un giudizio granitico sulle sue capacità, troppo difficile da scardinare.
3 - Le critiche che insistono sui pregiudizi di qualsiasi natura non vanno affrontate pena conflitti insensati e costosi in tutti i sensi.
Immagino che in tanti possano fornire un consiglio basato sulla propria esperienza su come dare feedback o su come riceverli.
Per un approfondimento consiglio il libro “Sincerità radicale” di Kim Scott.
Grazie per essere arrivati qui, questo argomento non è esaurito, fra dieci giorni arriva la seconda parte.
Qualsiasi feedback è apprezzato. Se poi ti va di essere informato via whatsapp delle interviste, podcast ed eventi che faccio manda un messaggio a questo numero +39 335 426323.
Già che ce so' me levo st'altro peso
Co' tte che fai er capoccia e stai piu' su
Te sei allargato troppo, senti a coso
Mica t'offendi se te do del tu
Te c'hanno mai mannato a quel paese
Sapessi quanta gente che ce sta
A tte te danno la medaglja d'oro
E noi te ce mannammo tutti in coro
E va e va...
Alberto Sordi "E va, e va".
Un bel post, ho trovato tante conferme rispetto alle dinamiche all’interno delle quali mi trovo da tre anni. Tenere insieme due delle strategie che consigli “Gestione del benessere personale” e “Gestione verso l’alto” è una delle cose più difficili almeno con la mia “capa” tossica se voglio sopravvivere :-(