Il divario generazionale è un mito?
A metà fra realtà e narrazione è tempo di scoprire che, prima che di membri delle generazioni sociologiche, le persone sono individui.
Bentrovati!
In questa edizione si parla di generazioni e collaborazione e (fuori tema ) di una speciale intervista a Dan Ariely) .
Ecco una panoramica:
La verità sulla finta guerra generazionale: come la collaborazione tra età rivoluziona il lavoro
Collaborare significa anche cambiare punto di vista, sia che tu sia vecchio, sia che tu sia giovane.
Jungle Podcast intervista Daniele Francescon di Serenis.
Intervista a Dan Ariely
Appuntamenti :Un'opportunità per approfondire strategie di coinvolgimento e attrazione dei giovani talenti
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"La verità sulla finta guerra generazionale: come la collaborazione tra età rivoluziona il lavoro"
Conduco molti convegni sul tema. Partecipo a molti convegni su tema. E quello che noto è che dopo un ora a parlare di differenze generazionali i punti sociologici generali tendono sbiadire per lasciare posto a visioni individuali che sottolineano una certa grossolanità nell’incasellare le persone in relazione alla loro età.
Mi spiego meglio.
Spesso siamo portati a focalizzarci su ciò che ci divide, specialmente quando si parla di differenze tra generazioni. Tuttavia, questa attenzione eccessiva sui conflitti generazionali rischia di distoglierci dai veri problemi comuni che ci riguardano tutti. Le questioni economiche e sociali che affrontiamo oggi non sono semplicemente il risultato delle azioni di una singola generazione, ma sono il prodotto di un insieme complesso di fattori storici e strutturali.
È interessante notare come le nuove generazioni siano sempre state percepite in modo critico dalle precedenti, un fenomeno che risale a tempi antichi. Questo ciclo di critica e incomprensione reciproca sembra ripetersi continuamente, mentre le giovani generazioni cercano di adattarsi e rispondere ai cambiamenti delle norme sociali e culturali. I conflitti tra generazioni, in realtà, riflettono spesso l'inevitabile adattamento a nuove idee e a un mondo in evoluzione. (Smithsonian Magazine).
Il nostro attuale ambiente mediatico amplifica queste divisioni, sfruttando le storie di conflitti generazionali per attirare l'attenzione e generare clic. Questo può portare a una percezione distorta delle vere dinamiche in gioco, accentuando le differenze anziché promuovere un dialogo costruttivo (Oxford University Press).
Un aspetto fondamentale da considerare è l'aumento della ricchezza privata tra le generazioni più anziane, un fenomeno che ha creato disuguaglianze significative. Questo divario economico è una delle principali cause di tensione tra generazioni, ma non dovrebbe essere visto come una battaglia tra giovani e anziani. Piuttosto, dovrebbe essere affrontato come un problema di distribuzione equa delle risorse all'interno della società . Nonostante tutto, è improbabile che queste divisioni generazionali portino a una rottura dei legami intergenerazionali. Le famiglie continuano a essere un punto di connessione importante tra le diverse età, e questo affetto reciproco impedisce che le divisioni si trasformino in conflitti irrisolvibili.
Per superare queste sfide, è essenziale trovare soluzioni che vadano oltre la semplice colpevolizzazione di una generazione o l'altra. Bisogna lavorare insieme per costruire una società più equa, in cui le opportunità siano distribuite in modo più giusto e in cui le risorse siano accessibili a tutti, indipendentemente dalla generazione di appartenenza.
Una prospettiva interessante è quella che vede l'esistenza delle generazioni come un costrutto sociale piuttosto che una realtà oggettiva. Le ricerche dimostrano che le differenze percepite tra generazioni sono spesso il risultato di effetti legati all'età e al periodo storico piuttosto che alla generazione stessa. Questo significa che le variazioni nelle attitudini verso il lavoro e altri aspetti della vita sono più legate allo stadio di vita in cui ci si trova e al contesto storico in cui si vive, piuttosto che all'anno di nascita.
L'idea di attribuire determinate caratteristiche a una generazione specifica può quindi essere fuorviante. Ad esempio, la percezione che i giovani di oggi siano meno motivati al lavoro rispetto alle generazioni precedenti potrebbe essere più correttamente interpretata come un cambiamento generale nelle attitudini verso il lavoro che coinvolge tutte le fasce d'età, piuttosto che un tratto distintivo di una singola generazione.
Inoltre, la categorizzazione delle persone in gruppi generazionali può portare a una forma di discriminazione simile a quella basata su genere o razza. Questo "generazionismo" tende a semplificare e stereotipare comportamenti complessi, riducendo le persone a etichette che non riflettono la loro individualità.
Infine, c'è anche un interesse economico dietro la perpetuazione del mito delle differenze generazionali. Consulenti e autori che promuovono l'idea di generazioni distintive spesso lo fanno per vendere libri, conferenze e servizi di coaching. Tuttavia, le prove scientifiche non supportano l'esistenza di differenze generazionali marcate in una vasta gamma di attitudini e comportamenti.
Per affrontare efficacemente le sfide comuni, dovremmo concentrarci meno sulle divisioni generazionali e più sulle dinamiche economiche e sociali che influenzano tutti noi e considerarci prima persone e poi componenti di una fascia anagrafica.
“Collaborare significa anche cambiare punto di vista, sia che tu sia vecchio, sia che tu sia giovane”.
Collaborare significa anche cambiare punto di vista.La diversità generazionale può essere l’oro di una organizzazione ma si deve scavare.
Questo incipit mi è venuto in mente ricordando che agli esordi della mia carriera in qualità di giovane commerciale, mi ritrovai a dover trattare molti reclami per via di alcuni lotti qualitativamente difettosi.
Ero molto frustrato e un giorno il mio titolare arrivo’ in azienda con un cartello dove campeggiava la scritta: i reclami sono l’oro dell’azienda. Come spesso accade sono esattamente i problemi a rappresentare possibilità di miglioramento di cui altrimenti non si avrebbe segnale.
Nel mercato del lavoro oggi convivono generazioni diverse, ognuna con le proprie caratteristiche.
Come accade in qualsiasi contesto in cui viene dato rilievo a una pluralità di punti di vista, anche la diversità generazionale può essere un catalizzatore di valore aziendale.Anche questa situazione può diventare l’oro dell’azienda.Una prospettiva che però noto essere messa in secondo piano perlopiù dal dibattito sul piano morale. Da un lato si è più concentrati nel rivendicare la bontà dei propri metodi, che a trasmetterli; l'efficacia del proprio approccio al lavoro, che a condividerlo.
Dall'altro si mostra molta diffidenza verso gli insegnamenti e si preferisce rivendicare la propria idea di originale progettualità, seppur acerba.
Il tema della convivenza di più generazioni sotto lo stesso tetto aziendale emerge però solitamente quando le cose vanno male, quando lo scontro tra interessi e culture diverse è già sfociato in conflitto.
La age diversity reale invece andrebbe valorizzata quando è ancora capace di rappresentare un valore positivo per le organizzazioni. - Innovare non vuol dire svecchiare.Secondo uno studio dell’Organization for Economic Cooperation and Development, incrementare del 10% la quota di lavoratori anziani in un’azienda genera un valore pari a un anno di continua crescita.
I pregiudizi hanno a che fare con l'età, ma non dovrebbero.Costruire una cultura aziendale dove l'età è poco rilevante aiuta a mantenere un clima di collaborazione: la valorizzazione o la possibilità di accedere a nuove opportunità lavorative non devono essere legate a priori all'età delle risorse.
Le differenze generazionali vere vanno celebrate, non omologate Per un'organizzazione che vuole trarre vantaggio dalla pluralità dei suoi dipendenti, diventa vitale trovare un equilibrio relazionale tra le parti.
E questo non solo presuppone una conoscenza molto approfondita delle aspettative e delle visioni di ciascuna generazione, ma anche una corretta comunicazione dei reciproci punti di vista e bisogni.
Ricondurre a un unico approccio il mix generazionale non sembra essere un buon investimento, soprattutto se il mix non si può scegliere.
L’oro c’è, nascosto forse, ma c’è. Serve scavare ma scavare, di solito, costa fatica. Soprattutto se non ci sei più abituato a fare certe fatiche.
Jungle Podcast intervista Daniele Francescon di Serenis.
Nel nuovo episodio di Jungle Podcast, Daniele Francescon racconta la sua esperienza con l'ansia e come ha portato alla creazione di Serenis, una piattaforma digitale innovativa per la salute mentale. L’inclusione di diverse generazioni nel team di Serenis, favorisce la creatività e l'innovazione. Una combinazione di diverse età che contribuisce a sviluppare soluzioni migliori.
Qui lo potete ascoltare su Jungle Podcast mentre racconta di se e del suo cammino.
Dan Ariely Ariely, professore e autore israeliano-americano, è noto come uno dei principali esperti in psicologia ed economia comportamentale. Nato a New York nel 1967 e cresciuto in Israele ha conseguito dottorati in psicologia cognitiva e amministrazione aziendale, avendo come mentore il premio Nobel Daniel Kahneman.
Nella sua carriera accademica, Ariely ha insegnato al MIT prima di unirsi a Duke University come professore James B. Duke. Ha co-fondato numerose aziende che applicano la scienza comportamentale nel mondo degli affari e ha scritto diversi bestseller del New York Times, tra cui "Predictably Irrational" e "The Honest Truth about Dishonesty".
Il suo ultimo libro, "False credenze. Cosa spinge persone razionali a credere a storie completamente irrazionali", esplora il fenomeno delle false credenze e come le persone razionali possano giungere a credere in cose irrazionali. Ariely sottolinea come sia stato lui stesso bersaglio di teorie del complotto, introducendo il termine "misbelief" per descrivere come le persone interpretano il mondo attraverso una lente distorta.
Sono assolutamente felice che abbia accettato di trovare qualche minuto per rispondere alle mie tre domande e lo ringrazio.
SZ: Dan, nei tuoi libri hai approfondito il comportamento umano e le motivazioni che stanno dietro le nostre scelte. Che consigli offri a coloro che desiderano migliorare la propria motivazione personale e professionale, sulla base della tua ricerca?
DA: La prima domanda riguarda la motivazione. In generale, possiamo considerare la motivazione come estrinseca o intrinseca. La motivazione estrinseca proviene dall'esterno, mentre quella intrinseca dall'interno. Che si tratti di motivare gli altri o noi stessi, la motivazione intrinseca è più importante. Non che la motivazione estrinseca non abbia valore, ma se vogliamo realmente migliorare, la chiave sta nell'intrinseca. Quando ci concentriamo sui fattori che ci spingono a fare qualcosa e sulla creatività, si tratta di uscire dagli schemi e cercare diverse opportunità. Una forza trainante è la passione, simile all'energia di un'auto con un potente motore. L'altra è la curiosità e il desiderio di migliorarsi. Cosa alimenta queste spinte? Sentirsi apprezzati aumenta la motivazione.
L'armonia con le persone con cui lavoro e con l'organizzazione rafforza questa passione. La seconda componente, quella di avere una visione ampia e di cercare di essere creativi, innovativi e di vedere le cose in modo diverso, è legata all'autonomia, alla riduzione della burocrazia e a qualcosa chiamato "sicurezza psicologica". Quest'ultima è l'idea che si può tentare qualcosa di nuovo senza timore di ripercussioni negative.
SZ: La tua ricerca ha evidenziato l'importanza delle piccole azioni quotidiane nel plasmare il nostro successo e il nostro benessere. Potresti condividere alcuni spunti pratici tratti dai tuoi lavori che chiunque può applicare per creare cambiamenti positivi nella propria vita?
DA: Il significato delle piccole azioni quotidiane nel plasmare il nostro successo. Ecco un esempio. Molti di noi hanno obiettivi da raggiungere e impegni da rispettare. Ma una volta in ufficio, ci perdiamo spesso nelle urgenze quotidiane come controllare le e-mail. Quello che faccio è iniziare la giornata focalizzandomi su ciò che è veramente importante. E prima di tutto, mi preparo un espresso. Questo rituale mattutino non solo mi aiuta a concentrarmi sulle priorità, ma è diventato una parte fondamentale della mia routine.
SZ: I tuoi libri affrontano spesso la questione dell'autocontrollo e della gestione delle tentazioni. In un mondo sempre più distratto e frenetico, come possiamo sviluppare l’autocontrollo necessario per perseguire i nostri obiettivi a lungo termine senza cadere nelle trappole delle distrazioni moderne?
DA: In un mondo pieno di distrazioni la buona volontà da sola non basta. È essenziale adottare tecniche specifiche. Una di queste è evitare le tentazioni, come disattivare le notifiche sul telefono. Potrebbe sembrare un piccolo passo, ma con il tempo, ridurrà significativamente le distrazioni. L'adattamento potrebbe richiedere tempo, ma ne vale la pena.
Per un approfondimento su i molti temi toccati da Dan Ariely vi consiglio questa pagina https://danariely.com/resources/
Appuntamento :
Avvicinare la Gen Z.
Confindustria Vicenza organizza un evento il 13 giugno 2024 a Palazzo Bonin Longare per esplorare tecniche di comunicazione efficaci con i giovani della Gen Z. L'evento include una tavola rotonda con Giovanni Baroni, Nicole Tassotti, Paolo Gubitta e me, e si conclude con un aperitivo di networking. Un'opportunità per approfondire strategie di coinvolgimento e attrazione dei giovani da parte delle aziende.
Per maggiori dettagli e iscrizioni, visita Confindustria Vicenza.
Grazie per essere arrivati qui.
“Ogni generazione, per quanto meschino il suo carattere, si ritiene molto più saggia di quella immediatamente precedente, per non parlare di quelle più remote”.
Artur Schopenhauer
Sempre in viaggio per fare la Nostra Grande Differenza.
Grazie
Sebastiano
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