"Crucial Conversation". Spunti e idee per dialogare meglio. Parte 2.
Ma davvero dialogare è importante? E se sì, come si fa? Viaggio tra spunti manageriali e ispirazioni romantiche per dialogare tra colleghi rimanendo felici e portando a casa i risultati sperati.
Se c’è un mestiere che ti mette subito con i piedi per terra, è la vendita.
Ho sempre creduto che entrare nel mondo delle vendite, anche solo per un mese o sei, sia una delle migliori scuole di umiltà che esistano.
La vendita è molto più di una transazione. È una prova quotidiana di umiltà e di empatia, che ti rende più forte e più consapevole di ciò che significa veramente costruire qualcosa con le tue mani.
Quando capisci che nessuno ti deve meglio sei nelle condizioni migliori per dialogare efficacemente.
Ne ho parlato con @gaspareciviero , CEO di DELIVERA, all’interno del suo #SalesExcellencePodcast, ecco qui un estratto a riguardo.
Provare a vendere insegna ad essere umili. Essere umili aitua a dialogare efficacemente.
Parlare bene in italiano per dialogare meglio.
Tenere riunioni trasparenti. Come?
Da diffidenti a collaborativi: RIASSUNTO
Imparare a discutere efficacemente in azienda con il “Debate”.
Se proprio non vuoi leggere ascolta Jungle Podcast che ospita Sammy Basso
Parlare bene in italiano per dialogare meglio.
LE 40 REGOLE DI UMBERTO ECO PER PARLARE BENE L'ITALIANO.
1. Evita le allitterazioni, anche se allettano gli allocchi.
2. Non è che il congiuntivo va evitato, anzi, che lo si usa quando necessario.
3. Evita le frasi fatte: è minestra riscaldata.
4. Esprimiti siccome ti nutri.
5. Non usare sigle commerciali & abbreviazioni etc.
6. Ricorda (sempre) che la parentesi (anche quando pare indispensabile) interrompe il filo del discorso.
7. Stai attento a non fare... indigestione di puntini di sospensione.
8. Usa meno virgolette possibili: non è "fine".
9. Non generalizzare mai.
10. Le parole straniere non fanno affatto bon ton.
11. Sii avaro di citazioni. Diceva giustamente Emerson: "Odio le citazioni. Dimmi solo quello che sai tu."
12. I paragoni sono come le frasi fatte.
13. Non essere ridondante; non ripetere due volte la stessa cosa; ripetere è superfluo (per ridondanza s'intende la spiegazione inutile di qualcosa che il lettore ha già capito).
14. Solo gli stronzi usano parole volgari.
15. Sii sempre più o meno specifico.
16. L'iperbole è la più straordinaria delle tecniche espressive.
17. Non fare frasi di una sola parola. Eliminale.
18. Guardati dalle metafore troppo ardite: sono piume sulle scaglie di un serpente.
19. Metti, le virgole, al posto giusto.
20. Distingui tra la funzione del punto e virgola e quella dei due punti: anche se non è facile.
21. Se non trovi l'espressione italiana adatta non ricorrere mai all'espressione dialettale: peso el tacòn del buso.
22. Non usare metafore incongruenti anche se ti paiono "cantare": sono come un cigno che deraglia.
23. C'è davvero bisogno di domande retoriche?
24. Sii conciso, cerca di condensare i tuoi pensieri nel minor numero di parole possibile, evitando frasi lunghe — o spezzate da incisi che inevitabilmente confondono il lettore poco attento — affinché il tuo discorso non contribuisca a quell'inquinamento dell'informazione che è certamente (specie quando inutilmente farcito di precisazioni inutili, o almeno non indispensabili) una delle tragedie di questo nostro tempo dominato dal potere dei media.
25. Gli accenti non debbono essere nè scorretti nè inutili, perchè chi lo fà sbaglia.
26. Non si apostrofa un'articolo indeterminativo prima del sostantivo maschile.
27. Non essere enfatico! Sii parco con gli esclamativi!
28. Neppure i peggiori fans dei barbarismi pluralizzano i termini stranieri.
29. Scrivi in modo esatto i nomi stranieri, come Beaudelaire, Roosewelt, Niezsche, e simili.
30. Nomina direttamente autori e personaggi di cui parli, senza perifrasi. Così faceva il maggior scrittore lombardo del XIX secolo, l'autore del 5 maggio.
31. All'inizio del discorso usa la captatio benevolentiae, per ingraziarti il lettore (ma forse siete così stupidi da non capire neppure quello che vi sto dicendo).
32. Cura puntigliosamente l'ortograffia.
33. Inutile dirti quanto sono stucchevoli le preterizioni.
34. Non andare troppo sovente a capo.
Almeno, non quando non serve.
35. Non usare mai il plurale majestatis. Siamo convinti che faccia una pessima impressione.
36. Non confondere la causa con l'effetto: saresti in errore e dunque avresti sbagliato.
37. Non costruire frasi in cui la conclusione non segua logicamente dalle premesse: se tutti facessero così, allora le premesse conseguirebbero dalle conclusioni.
38. Non indulgere ad arcaismi, hapax legomena o altri lessemi inusitati, nonché deep structures rizomatiche che, per quanto ti appaiano come altrettante epifanie della differenza grammatologica e inviti alla deriva decostruttiva – ma peggio ancora sarebbe se risultassero eccepibili allo scrutinio di chi legga con acribia ecdotica – eccedano comunque le competenze cognitive del destinatario.
39. Non devi essere prolisso, ma neppure devi dire meno di quello che.
40. Una frase compiuta deve avere.
(Umberto Eco, da "La bustina di Minerva, ed. Bompiani, 2000)
Tenere riunioni trasparenti. Come?
Dickens una volta disse beffardo: "Non fare domande, e non ti verranno dette bugie."
In azienda spesso succede proprio questo: tante domande,
tante bugie.
Non per forza bugie deliberate ma spesso le persone non condividono realmente ciò che pensano. Ed è uno spreco.
Come possono i manager favorire una reale e trasparente condivisione?
Sicuramente instaurando una cultura del dialogo, una cultura dove ogni idea viene ascoltata e presa in considerazione.
Ma anche facendo attenzione alle persone con cui lavoriamo: alcuni saranno sempre reticenti ad esprimere la propria idea.
Qui un buon consiglio è quello di David Cote, storico Ceo diHoneywell.
Cote racconta di aver iniziato ogni riunione in modo preciso: chiedendo un parere prima ai giovani e ai nuovi arrivati, poi ai "timidi", e solo dopo al resto del team.
Il rischio infatti è che i giovani, i nuovi arrivati e i "timidi", parlando quasi sempre per ultimi, siano portati a dire ciò che qualcuno di più autorevole ha già detto.
In questo modo invece si sfidano e si allenano le persone a condividere davvero le proprie idee.
Provare per credere.
Da diffidenti a collaborativi: RIASSUNTO
Trasformarsi da diffidenti a collaborativi: Strategie per coltivare la fiducia. Una sintesi in tabella dell’ articolo sulla newsletter precedente
Imparare a discutere efficacemente in azienda con il “Debate”.
Nessuno mi ha insegnato come si discute efficacemente.
Ed è un errore che pagano tutti in azienda.
Ecco uno strumento poco conosciuto da copiare per imparare a superare le tendenze egocentriche e favorire la collaborazione.
La materia del "Debate", che sta per "dibattito" è un'attività educativa scolastica bellissima ma soprattutto utilissima a mio modo di vedere.
Affonda le radici nell'arte oratoria per poi evolversi al servizio dell'educazione.
Coinvolge la discussione su argomenti controversi, con l'obiettivo di sostenere e confutare diverse posizioni in modo organizzato e regolamentato. Questa pratica si basa su regole precise che disciplinano il tempo di parola, le modalità di intervento e la struttura delle argomentazioni, promuovendo una forma di dialogo costruttivo e informato ( trovate link utili tra i commenti ).
Pensandoci è incredibile che molte aziende continuino a trascurare l'insegnamento del dibattito come strumento formativo.
Mentre scuole più sensibili riconoscono il valore di questa pratica per sviluppare competenze critiche ed esistono persino i "Campionati Nazionali di Debate"
A cosa serve il Debate?
Il Debate serve a sviluppare una serie di competenze fondamentali:
Pensiero critico.
Abilità di comunicazione.
Ricerca e organizzazione.
Collaborazione.
Empatia e apertura mentale.
Importanza del debate nella formazione interna aziendale.
L'idea.
Inserire il Debate nei corsi di formazione interna aziendale può offrire numerosi vantaggi, soprattutto alla luce delle polarizzazioni sociali di oggi. Le divisioni ideologiche e le tensioni sociali stanno già influendo negativamente sull'ambiente di lavoro, rendendo difficile la collaborazione e la comunicazione efficace.
Imparare a discutere è fondamentale in un mondo di individui separati in fazioni incapaci di trovare punti di accordo.
Investire nel Debate come strumento di formazione interna significa preparare un team di lavoro capace di navigare le complessità del mondo moderno con intelligenza, empatia e spirito collaborativo. È un passo verso la costruzione di team più coesi e produttivi, capaci di affrontare le sfide con un approccio critico e aperto.
Ecco anche una tabella stringatissima, una mini guida al Debate.
Di più trovate nei commenti.
Bello vero?
"Lasciati stupire dalla vita anche quando non va come vorresti"
Il podcast della Grande Differenza torna con un nuovo episodio, come ospite Sammy Basso. Sammy ha trasformato la sua malattia in opportunità di conoscenza e oggi è l'ambasciatore della ricerca per una malattia che conta nel pianeta 130 casi conosciuti.
Nato nel 1995, fin dal 2005 è portavoce dell’Associazione Italiana Progeria Sammy Basso APS.
Diplomato con maturità scientifica consegue nel 2018 la laurea triennale in Scienze Naturali e nel 2021 si specializza in Biologia Molecolare all’Università di Padova. Dal 2021 è International Ambassador per la Progeria Research Foundation per la quale lavora come consulente scientifico.
È attualmente attivo in conferenze a livello nazionale ed internazionale per quanto riguarda la progeria e per la sensibilizzazione nei temi della disabilità, inclusione e ricerca scientifica. Per questi ed altri motivi è stato insignito del Cavalierato all’Ordine al Merito della Repubblica Italiana
Spero ti sia piaciuto questo numero e se hai suggerimenti commenta.
Sempre in viaggio per fare la nostra Grande Differenza.
Grazie
Sebastiano
Una conversazione è un dialogo, non un monologo. Ecco perché ci sono così poche buone conversazioni: a causa della scarsità, due conversatori intelligenti raramente si incontrano.
Truman Capot