Edgar Morin diceva: "Meglio imparare a relazionarsi"( leggi la sua citazione alla fine della newsletter) .
E in questa newsletter, trovi strumenti per farlo. Strategie concrete per riunioni che ispirano, supporti umani nelle HR, feedback che crescono, e social con significato.
Buongiorno e grazie per leggere questa mail dedicata alla collaborazione :).
Ecco il sommario :
L'Arte perduta delle riunioni efficaci:
Consigli pratici per gestire riunioni produttive, ispirati da una conversazione in montagna.
L'importanza del rispetto del tempo e delle persone.
La solitudine nel mondo HR:
Analisi delle sfide di isolamento che affrontano i professionisti delle risorse umane.
Suggerimenti per creare reti di supporto e migliorare la collaborazione.
Gestire feedback e critiche con equilibrio:
Un modello per classificare e affrontare diversi tipi di feedback.
Strategie per trasformare le critiche in opportunità di crescita.
La chiarezza nella comunicazione social:
La scelta di separare il profilo personale dalla pagina professionale su LinkedIn.
L'importanza di distinguere tra contenuti di valore e autopromozione.
👉 Perché leggerla (e condividerla)?
Questi spunti non sono solo teoria: sono strumenti pratici per rendere il nostro lavoro e la nostra vita meno isolati, più efficaci e più umani.
Leggi, applica e, se trovi qualcosa di utile, condividilo con chi ne ha bisogno. Perché, alla fine, nessuno costruisce qualcosa di grande da solo.
La montagna, un saggio e l'arte perduta delle riunioni che valgono.
C'è qualcosa di magico nell'aria di marzo in montagna. Quel momento sospeso in cui la natura si prepara al risveglio.
Roberto cammina davanti a me. Settantacinque anni, una postura che non concede nulla all'età, quarant’anni da manager e ora consulente per decine di aziende e mentore anche per me.
"Sei troppo silenzioso," mi dice all'improvviso.
"Pensavo alle riunioni," rispondo. Anche ieri. Due ore buttate.
Si volta con quel sorriso che conosco bene. "Con tutto quello che è cambiato nel mondo del lavoro, le riunioni efficaci si gestiscono ancora come un tempo?"
L'aria fresca ci avvolge. Silenzio.
"Sebastiano, se una riunione è utile, le regole non cambiano. Mai."
"Ti dico una cosa," continua. "In tanti anni ho visto cambiare tutto. Ma sai cosa è rimasto identico? Il tempo. Ventiquattr'ore al giorno."
Mi siedo su un masso, lui fa lo stesso.
"Se una mail basta, annulla la riunione," dice. "Un meeting serve a collaborare, non a trasmettere informazioni. Se devi solo aggiornare, un'email è più efficace."
"Ogni punto all'ordine del giorno deve iniziare con un verbo. 'Progetto X' non dice nulla. Decidere la roadmap del Progetto X' rende chiaro l'obiettivo, inoltre l’agenda non è del capo, è del team.
Coinvolgerli significa responsabilizzarli. Non sei un monarca, sei un direttore d'orchestra."
Il vento muove i rami degli alberi intorno a noi.
"Mai più di tre temi in un'ora. Se c'è troppa carne al fuoco, non concluderai nulla e
fai in modo che i materiali girino sempre prima,"
"Si inizia e si finisce puntuali. Chi rispetta gli orari rispetta le persone."
Riprendiamo il cammino.
"Scrivi solo le decisioni chiave e i compiti assegnati. Il resto è rumore che disturba."
"Fai parlare tutti, bilancia gli interventi. Le idee migliori vengono spesso da chi parla meno."
"E infine, non chiudere mai una riunione con un vago “ci siamo capiti”. È un errore fatale dare cose per scontato. Chiedi invece a ogni partecipante di ripetere ad alta voce le proprie azioni: 'Io farò X entro lunedì', 'Io contatterò Y entro mercoledì. Avrai certezza che tutti escono con la stessa comprensione delle decisioni prese."
"Quindi queste regole valgono ancora."
Si ferma, mi guarda. "Finché il tempo sarà prezioso, queste cose non cambieranno mai."
La vista si apre sulla vallata. Non è ancora primavera piena, ma si intuisce che ormai è qui.
"La tecnologia può cambiare tutto, ma non può cambiare le persone. E le riunioni sono fatte di persone."
"Sai qual è la grande differenza tra chi subisce le riunioni e chi le domina?"
"Quale?"
"È tutta questione di coraggio. Il coraggio di dire: questa riunione non serve. Il coraggio di alzarsi e dire: abbiamo finito. A settantacinque anni ho imparato che la cosa più difficile non è gestire il tempo, ma avere il coraggio di rispettarlo."
E capisco che non stavamo parlando solo di riunioni.
La solitudine di chi lavora nelle risorse umane: esiste davvero?
Ho lavorato per diversi anni nelle risorse umane e oggi mi confronto con tante HR manager di aziende diverse. Durante la preparazione di un intervento per IdeaManagement Human Capital ho chiesto direttamente a chi vive questo ruolo ogni giorno se la solitudine fosse un problema.
Le risposte non sono state tutte uguali, ma una cosa è chiara: molti si sentono isolati.
Ecco alcuni aspetti che rendono il lavoro HR più isolante di quanto si pensi e alcune riflessioni su come cambiare questa dinamica.
Una posizione di mezzo.
L’HR deve trasformare le decisioni strategiche in azioni concrete per le persone. Il problema? Spesso queste decisioni arrivano già definite dall’alto e non c’è spazio per portare il punto di vista di chi lavora sul campo. Così, l’HR diventa un esecutore invece che un facilitatore del cambiamento. Per evitare questa dinamica, bisogna portare dati e numeri che dimostrino l’impatto della gestione HR sulla crescita aziendale. Il business ascolta chi porta valore tangibile, non solo buone intenzioni.
Un lavoro con poco supporto.
Licenziamenti, conflitti, richieste di aumento, crisi personali: tutti si sfogano con l’HR, ma l’HR con chi si sfoga? Si accumula stress senza avere spesso una rete di supporto, perché l’azienda non lo prevede e i colleghi HR interni sono nelle stesse condizioni. Per questo, molti HR manager cercano punti di confronto al di fuori della propria organizzazione: network professionali, gruppi di scambio, momenti di confronto tra pari possono fare la differenza.
Tecnologia vs.connessione.
Oggi si comunica di più, ma si parla di meno. Molti HR manager mi hanno detto che passano più tempo a gestire flussi digitali che a interagire con le persone. Il rischio è che la funzione HR diventi un centro di processi automatizzati, perdendo il suo valore umano. Serve ripensare le interazioni: meno messaggi, più dialogo vero.
La fiducia.
Tutti parlano di fiducia, pochi la danno all’HR. Se questa funzione è percepita solo come garante delle regole, chi la vedrà come un alleato? Il problema è che in molte aziende il focus è ancora troppo sulla compliance e troppo poco sulla costruzione di un ambiente di lavoro sano. Ma l’HR non è solo un regolatore interno, è anche un ponte tra visioni diverse, tra i nuovi modelli sociali e quelli aziendali. Se non è capace di dare forma a questa transizione, resterà confinato a un ruolo marginale.
Se l’HR non è coinvolto, come può far collaborare gli altri?
La collaborazione non si impone, si costruisce. Ma come può l’HR favorire la cultura della collaborazione se lui stesso è il primo a essere isolato? Molti manager HR hanno trovato un modo per uscire da questa logica: non aspettare di essere coinvolti, ma inserirsi nelle discussioni che contano, lavorare con i manager operativi, prendere parte ai processi decisionali non solo quando si parla di gestione del personale, ma anche quando si tratta di crescita aziendale.
Come affrontare feedback, critiche e complimenti senza impazzire.
Inizio la settimana con una bussola che se vi capita di ricevere complimenti, critiche o consigli non richiesti vi sarà d’aiuto.
E magari potete passarla a qualcuno che sta affogando in un oceano di opinioni!
Il punto è che non tutti i feedback sono uguali. Ecco un modello aggiornato con una nuova categoria che probabilmente Robert Greene avrebbe aggiunto se avesse scritto questo post.
Le 5 categorie di feedback che ho visto.
APPREZZAMENTO – Chi ti dà il feedback pensa: “Hai fatto un ottimo lavoro, continua così!”
Se qualcuno ti elogia, apprezzalo e chiediti: cosa ho fatto bene? Come posso ripeterlo? Non dare per scontato il successo, fanne tesoro.
ORIENTAMENTO – Chi ti dà il feedback pensa: “Va bene, ma potrebbe essere migliorato con qualche dettaglio in più.”
Questo è un suggerimento per affinare qualcosa che funziona già. Apri le orecchie, potrebbe farti fare un salto di qualità!
REVISIONE – Chi ti dà il feedback pensa: “Così non va, devi cambiarlo.”
Qui siamo nel campo delle critiche. Se sono fondate, sono oro per migliorare. Se invece sono distruttive o poco chiare, passale oltre senza rimpianti.
PROSPETTIVA – Chi ti dà il feedback pensa: “Non sono convinto, ma potrei cambiare idea.”
Chi esprime questo tipo di giudizio ha delle perplessità, ma non è del tutto chiuso. Non è un no definitivo, ma un dubbio aperto. Se il feedback arriva da qualcuno di esperto, ascolta con attenzione. Se invece è solo scetticismo generico, lascia che parlino i risultati e vai avanti per la tua strada.
MANIPOLAZIONE – Chi ti dà il feedback sembra dirti: “Lo dico per il tuo bene…” ma in realtà pensa: “Se ti convinco, ne guadagno io.”
Ecco la categoria che spesso viene ignorata. A volte i consigli non sono dati con sincerità, ma per indebolirti, farti dubitare o portarti dove vuole l’altra persona. Se hai il sospetto che il consiglio nasconda un secondo fine, ringrazia, annuisci, fai finta di pensarci… e poi vai dritto per la tua strada.
COME USARLO?
La prossima volta che ricevi un feedback, chiediti:
✔ Mi sta dando un complimento da valorizzare?
✔ È un consiglio utile che posso applicare?
✔ È una critica da ascoltare o da ignorare?
✔ È un’opinione che merita di essere approfondita più avanti?
✔ C’è qualcosa di strano? Questo consiglio serve davvero a me o a chi lo sta dando?
Insomma…
Non farti travolgere dai giudizi altrui. Usa questo modello per filtrare e trasformare i feedback in strumenti di crescita, e soprattutto per riconoscere quando qualcuno prova a portarti fuori strada. E se conosci qualcuno che ogni lunedì si sente sotto assedio di critiche e consigli non richiesti… mandagli questo post!
Buona settimana e buon filtro feedback a tutti!
Perché ho due profili su LinkedIn?
Il confine tra contenuto di valore e autopromozione si fa sempre più labile, ho scelto di seguire una strada che mi permetta di fugare ogni dubbio.
Non perché abbia qualcosa contro l’autopromozione in sé—dopotutto, ognuno di noi comunica per farsi conoscere e per creare opportunità—ma perché voglio che chi mi segue possa distinguere con chiarezza tra idee e strumenti utili e le mie attività professionali quotidiane.
Ecco perché ho due spazi distinti su LinkedIn:
1️⃣ Il mio profilo personale – Sebastiano Zanolli .
Qui condivido riflessioni, strumenti, recensioni di libri e articoli sul tema della collaborazione, della motivazione e della crescita professionale. Questo è il luogo dove creo valore attraverso la scrittura, la newsletter e il confronto con chi mi segue. Se ti interessano approfondimenti su questi temi, questo è il profilo da seguire.
2️⃣ La mia pagina professionale – La Grande Differenza - Sebastiano Zanolli .
Questa pagina è dedicata a quello che faccio quotidianamente con le aziende: workshop, eventi, formazioni, interventi pubblici. È lo spazio in cui racconto le esperienze sul campo, senza mescolarle con il mio lavoro di divulgazione.
Perché questa distinzione?
Perché oggi i social rischiano di diventare un enorme cartellone pubblicitario, dove tutto si confonde. Io credo invece che la chiarezza sia un atto di rispetto: rispetto per chi legge e per chi cerca contenuti utili, senza dover passare attraverso una sequenza infinita di post autoreferenziali.
Se ti interessa quello che condivido, il mio profilo personale è il punto di partenza. Se invece vuoi vedere il mio lavoro in azione e capire come trasformiamo la teoria in pratica, allora ti invito a dare un’occhiata anche a La Grande Differenza.
A te la scelta😊🍻
Appuntamenti : EXCELLENCE TOUR: EVENTO DAL VIVO
sales vs marketing
L’allineamento tra vendite e marketing come strategia di crescita
Giovedì 3 Aprile
16:00-20:00, Bergamo
Il l 3 aprile, nella bellissima location di Kilometro Rosso a Bergamo, organizzato da Delivera Consulting prenderà vita un confronto moderato da me, Sebastiano, con Paolo Guenzi e Paolo Iabichino, due voci oltremodo autorevoli che hanno esplorato in profondità le dinamiche di marketing e vendite.
Oltre a noi ovviamente gli organizzatori Gaspare e Veronica Civiero e Daniele Cassioli, sciatore nautico e dirigente sportivo italiano, non vedente dalla nascita. Con un palmarès straordinario che comprende 28 titoli mondiali, 27 titoli europei e 45 titoli italiani, è riconosciuto come il più grande sciatore nautico paralimpico di tutti i tempi.
Punti chiave:
Quale sarà il futuro di queste discipline?
Come possono coesistere e integrarsi in uno scenario in continua evoluzione?
Quali competenze saranno realmente strategiche nei prossimi anni?
Un dialogo serrato che offrirà spunti di riflessione su un tema sempre più cruciale per le aziende e i professionisti del settore. Un evento per chi vuole comprendere il cambiamento, anziché subirlo.
Ripensare il rapporto tra marketing e vendite, andando oltre le definizioni tradizionali e affrontando le criticità di un mercato in trasformazione, è fondamentale e va fatto ora. Clicca qui sotto per saperne di più.
https://www.deliveraconsulting.com/evento-sales-vs-marketing-bergamo/
E così, abbiamo navigato queste pagine, un po' come marinai in una notte stellata, seguendo le luci dei consigli e delle riflessioni. Abbiamo parlato di riunioni, di solitudini silenziose nelle stanze dell'HR, di come accogliere le parole degli altri senza perderci, e di come lasciare un segno chiaro nel mare dei social. Ogni storia, ogni incontro, ogni parola condivisa, è stata un passo verso quel luogo dove la “grande differenza” non è solo un'eco, ma una presenza.
Non cercatela nelle formule perfette o nei modelli immutabili.
Cercatela, invece, nel gesto di chi ascolta davvero, nel coraggio di chi dice “forse possiamo fare di meglio”, nel sorriso di chi non si arrende di fronte alla complessità.
Perché, in fondo, è lì, in quei piccoli gesti umani, che si nasconde la vera magia del lavoro, la possibilità di lasciare una traccia unica, irripetibile, come un'impronta sulla sabbia, che racconta di noi. A presto.
Qualsiasi feedback è apprezzato.
"Quando parlo di complessità, mi riferisco al significato elementare della parola latina complexus, "ciò che è tessuto insieme". I componenti sono diversi, ma occorre guardare all'intera figura come un arazzo. Il vero problema (della riforma del pensiero) è che abbiamo imparato troppo bene a separarci.
Meglio imparare a relazionarsi.
Relazionarsi, intendo dire non solo stabilire una connessione da un estremo all'altro, ma stabilire una connessione che sia ad anello. Inoltre, nella parola "relazione", c'è il "re": è il ritorno del ciclo su sé stesso. Ma il ciclo è autoproduttivo".
Edgar Morin
La guida ai feedback è illuminante 🙏🏼
E da oggi sogno un evento in montagna con te e questo signor Roberto, che mi sembra un tipo davvero in gamba! 🔝🔝🔝
Grazie sempre e ovunque 😄🙏🏼💖