“La vita non ha significato. Ognuno di noi ha un significato e noi gli diamo vita. È uno spreco porre la domanda quando sei la risposta”.
Perché ragionare su cose poco pop è importante.
Joseph Campbell ci ricorda che il significato della vita non è un enigma esterno, ma una scintilla interiore che ognuno di noi ha il potere di accendere. Con questa ispirazione, vi invito a esplorare con me le vie meno percorse del nostro mondo tecnologico, dove non tutto ciò che luccica è oro, e dove la vera ricchezza risiede nella capacità di dare valore e significato alle nostre azioni.
Nelle pagine che seguiranno, vi porterò in un viaggio che attraversa il tempo e lo spazio, dal richiamo alla perseveranza di "Push the Sky Away" di Nick Cave & The Bad Seeds, alla magica storia di "Kafka, la bambina e la bambola", che trasforma il dolore in speranza.
Ogni racconto, ogni nota, ogni riflessione vuole essere un invito a guardare oltre la superficie, a cercare quel legame profondo che unisce la tecnologia alla nostra umanità, e i contenuti che consumiamo alla cultura che costruiamo insieme.
Condividerò con voi le riflessioni di Igor Sibaldi, che ci ricorda l'importanza dell'autenticità e dell'apprendimento continuo, e il pensiero di Sebastiano Barisoni sull'empatia come strumento di comprensione e connessione per chiudere con alcuni consigli ben strutturati sull’arte di ascoltare e un regalo alla fine ( puoi scaricare una anteprima del mio prossimo libro che uscirà a marzo ).
Buona lettura.
“La vita non ha significato. Ognuno di noi ha un significato e noi gli diamo vita.
È uno spreco porre la domanda quando sei la risposta”.
Joseph Campbell
Mi muovo in questo mondo digitale con cautela, consapevole che ogni passo può essere sviato dalle insidie della tecnologia, che adesca le fragilità del nostro animo.
Sospiro, deciso a non lasciare che la sete di approvazione virtuale detti il valore della mia esistenza.
Eppure, in questo mare di produzione costante, mi accorgo di quanto sia facile diventare un ingranaggio in una macchina di contenuti senza anima.
Mi rifiuto di essere parte di quel vuoto. È una risoluzione che prende forma mentre mi perdo nelle prime luci dell'alba.
La tecnologia è spesso progettata per capitalizzare sulle nostre insicurezze e manipolare i punti deboli del nostro comportamento.
La tecnologia e le sue derive non dovrebbero governare la cultura.
La cultura è il suolo fertile in cui germogliano le radici delle nostre società, nutrendo e sostenendo le idee che si evolvono in valori condivisi, credenze, arte, e conoscenza. È un patrimonio collettivo, un dialogo continuo che trascende il tempo e lo spazio, e che si arricchisce con ogni contributo autentico.
La cultura non è un prodotto; è un processo, è la tessitura complessa della nostra umanità condivisa.
D'altra parte, produrre contenuti è diventato un'espressione quasi meccanica, spesso associata all'atto di generare qualcosa di nuovo e possibilmente accattivante, di mercato, commerciale per catturare brevemente l'attenzione in un mare di informazioni in costante espansione.
E sebbene i contenuti possano essere creativi, informativi e persino trasformativi, senza una connessione più profonda con i valori e il contesto culturale, essi rischiano di rimanere superfici senza un'anima utili solo a vendere.
Inizia così la mia fame di significato e quella di tanti come me.
Forse l’età. Forse il passato che perde per strada i suoi pezzi brutti e ti fa venire la nostalgia di quando tutto ti pareva più sensato.
Si tratta quindi di infondere, storia e significato anche a concetti desueti, non di moda, pensieri che non siano per forza istagrammabili o riducibili a meme.
Pensieri che possono arrivare dal passato o dal futuro.
Fare sì che durino o trovino accoglienza, contribuendo così alla cultura dell’oggi in modo profondo, autentico, rispettoso e rispettato.
Così, riflettendo sulla mia esistenza e sul significato che voglio dare al mio passaggio in questo mondo, mi sono reso conto che farei bene ad interrogarmi ogni giorno sul vero contributo che desidero apportare alla cultura del mondo in cui vivo, al di là della semplice generazione di contenuti e provare e continuare a generare frasi e pensieri che non siano figli delle analisi di marketing ma piuttosto genitori di pensieri buoni.
Anche se questo vuol dire vivere senza i like.
Ci sono battaglie giuste che vanno combattute anche se sai che le perderai.
Clicca e ascolta "Push the Sky Away" di Nick Cave & The Bad Seeds è un inno alla perseveranza e al superamento dei limiti. Con una melodia evocativa e testi riflessivi, invita ad andare oltre la conformità e ad affrontare con coraggio gli ostacoli della vita. Il messaggio centrale, "Devi solo continuare a spingerlo, spingere via il cielo", serve come un potente promemoria della forza interiore necessaria per perseguire i propri sogni, indipendentemente dalle opinioni altrui. Questa canzone è un richiamo a rimanere veri a se stessi e a lottare senza sosta verso l'orizzonte dei propri desideri, rendendola un'ispirazione per chi cerca motivazione a superare i propri confini e a esplorare nuovi orizzonti
Kafka, la bambina e la bambola, trasformare il dolore e la perdita in speranza
Ciao, sono Brigida, la tua bambola. Per favore, non piangere! Ti voglio sempre molto bene, ma ora sono in viaggio e non posso tornare da te. Sono partita per vedere il mondo; ti scriverò raccontandoti le mie avventure…
Tratto da un episodio reale della vita di Kafka, documentato dalla sua compagna Dora Diamant, sua compagna, "Kafka e la bambola viaggiatrice" di Jordi Sierra I Fabra non è solo un racconto per l'infanzia, ma un'opera che incanta ogni lettore affascinato dalle storie significative e da Franz Kafka.
Ai trasforma in un viaggio di speranza e immaginazione e offre uno sguardo intimo sulla capacità narrativa di Kafka di trasformare il dolore e la perdita in speranza e magia.
Nel cuore di Berlino, un'insolita favola prende vita sotto il cielo del parco Steglitz, dove Franz Kafka, in uno dei suoi ultimi anni, incontra Elsi, una bambina il cui cuore è appesantito dalla perdita della sua amata bambola, Brigida.
Kafka sentì il bisogno di aiutare Elsi ad affrontare la perdita della sua bambola e ad alleviare il suo dolore creando una storia. “La tua bambola non si è persa” – disse – “È partita per un viaggio intorno al mondo”.
Kafka, trasformandosi in un improbabile postino delle bambole, intraprende una corrispondenza unica con Elsi, fingendo di inviare lettere da parte della bambola perduta.
Ogni lettera, un capolavoro di fantasia, dipinge le avventure di Brigida in giro per il mondo, alleviando il dolore della piccola con la promessa di un amore che persiste e si trasforma.
Nel suo ruolo di postino, Kafka offre non solo conforto ma anche una lezione preziosa sulla natura del distacco e sulla capacità dell'amore di cambiare forma ma non di scomparire.
Con delicatezza e una profonda comprensione dell'animo umano, guida Elsi attraverso il dolore della perdita, insegnandole che anche nell'addio c'è speranza e che il ricordo di chi amiamo si trasforma in un nuovo inizio.
Kafka, travolto dall'ansia riguardo al finale della sua invenzione per la bambina, capì l'importanza di concludere con un ritorno all'ordine post-chaos della perdita. Riflettendo a lungo, scelse un'idea singolare: la bambola si sarebbe "sposata", segnando un nuovo inizio.
Kafka donò alla bimba un’altra bambola, dicendole che quello era il regalo di Brigida, perché era necessario continuare ad amare ancora, e ancora…
Molti anni più avanti la ragazza cresciuta trovò un biglietto nascosto dentro la sua bambola ricevuta in dono.
Riassumendo diceva: ogni cosa che tu ami è molto probabile che tu la perderai, però alla fine l’amore muterà in una forma diversa.
Questo regalo diventa un ponte verso il futuro, suggerendo che ogni addio nasconde in sé il seme di un nuovo inizio.
Il racconto, arricchito da dettagli vividi e momenti di pura emozione, non è solo un aneddoto sulla vita di Kafka, ma diventa un emblema dell'importanza della narrazione nella nostra capacità di affrontare e trasformare il dolore.
Igor Sibaldi a Rust Never Sleeps. Il Podcast dove la gente che fa la grande differenza si racconta.
Igor Sibaldi su Rust Never Sleeps. Per adesso la penso così.
“Quando scrivo un libro, e soprattutto quando lo correggo, faccio tutto il possibile perché non sia frainteso. L’impegno che ciò richiede mi tiene al riparo da sensi di insicurezza e da sensi di soddisfazione: sia l’una sia l’altra sono molto dannose, mentre si lavora.E, quando il libro è pubblicato e lo rileggo, mi accorgo sempre di non essere io l’autore: chi lo ha scritto non è quel mio io che conosco ogni giorno, ma un altro mio io, molto più intelligente di me. A volte, leggendo un mio libro, mi capita addirittura di sottolineare, come se stessi imparando”.
Igor Sibaldi
Sebastiano Barisoni parla di empatia nel suo libro “Terra incognita”.
Ho pensato di allegare questo pensiero di Barisoni tratto da un suo libro del 2020 perché nella sua semplicità fornisce lo spunto per arricchire le nostre competenze. Un giorno un mentore mi disse che anche se non sai fare niente hai sempre la possibilità di arricchire la vita degli altri essendo gentile, estremamente gentile, gentilissimo.
Ecco credo che si possa trovare un significato importante all’esistenza cercando di essere di aiuto agli altri piuttosto che continuare a a pensare a come essere felici.
Insomma solo lasciando inizi a prendere, solo dando inizi a ricevere. Ecco alcune righe dal libro e ringrazio Chiara per avermelo donato:
”Negli ultimi dieci anni tutti possiamo avere gratis gli aggregatori di notizie sul telefonino o sul tablet.
Per cui, quando arrivo in un luogo, tutti hanno già le stesse informazioni che ho io, a volte ne hanno addirittura di più, perché magari io stavo lavorando su altro, e la domanda non è più: «Che cosa è successo oggi in Italia e nel mondo?», bensì: «Che ne pensi di quello che è successo in Italia e nel mondo?».
In questo modo posso salvarmi, come giornalista, non perché abbia il monopolio o condivida un oligopolio delle fonti informative - che non c'è più e che è stato distrutto dalla rete - ma perché non basta avervi accesso per essere in grado di sceglierne una. Non basta per capire quale, tra le centinaia di notizie, sia la più importante e come vada letta. Tutte le volte che mi viene fatta la domanda: «Che cosa ne pensi?» mi salvo la vita professionale, perché mi stanno chiedendo una consulenza e contano sul mio atteggiamento empatico”.
L'arte di ascoltare: prendersi cura degli altri per ritrovare noi stessi.
Nell'era in cui viviamo, spesso ci ritroviamo ad affrontare un mare tempestoso di solitudine emotiva, nonostante siamo più connessi che mai. La vera sfida, allora, diventa non tanto l'abilità di comunicare in modo eloquente, ma piuttosto quella di riuscire a toccare il cuore altrui, di stabilire un contatto emotivo autentico. È qui che si gioca la partita della comunicazione: non nelle parole vuote che inseguono l'altro, ma nell'empatia che ci muove incontro, nel sentirsi veramente ascoltati e compresi.
Questo periodo che stiamo vivendo ci mette di fronte all'importanza di prendersi cura gli uni degli altri, di dare e ricevere sostegno vero. È come se ci fosse stato consegnato un messaggio chiaro: la vita è un viaggio condiviso, e il benessere di ognuno di noi è intrecciato a quello degli altri. Quindi, se hai in mente di realizzare qualcosa che ti sta a cuore, sappi che avrai bisogno di alleati, di persone che credono in te e nel tuo successo tanto quanto ci credi tu.
Ma qui sta il punto: come farti notare in un mondo dove tutti sembrano gridare, cercando attenzione? La risposta potrebbe essere più semplice di quanto pensi. Non serve reinventare la ruota, ma piuttosto ricordare qualcosa di profondamente umano e genuino: la cura, l'attenzione verso l'altro.
Questo approccio, che mi piace chiamare "prendersi cura" (un po' come il caretaking inglese, ma con un tocco più personale), è forse la chiave per distinguersi in un mondo che sembra sempre più freddo e distante. Non si tratta di strategie di marketing sofisticate o di trucchi comunicativi. È qualcosa di più radicale: è l'arte di costruire ponti emotivi, di mostrare un autentico interesse per il benessere altrui.
E non fraintendetemi, questa non è manipolazione. Questo è connettersi in modo reale, mostrare che ciò che provi è sincero. È mettere in gioco i propri sentimenti, aprirsi all'altro con la consapevolezza che il nostro benessere è profondamente legato a quello degli altri.
Allora, come si fa? Si ascolta davvero, si cerca di capire le esigenze e i desideri dell'altro, si cerca di rispondere con azioni concrete che possano migliorare la loro situazione. E si fa con rispetto, con l'umiltà di chi sa che ogni relazione è un dono, una possibilità di crescere e di arricchirsi reciprocamente.
In un mondo che premia l'individualismo e la competizione, scegliere di prendersi cura degli altri è un atto rivoluzionario, un modo per riaffermare l'importanza delle relazioni umane, della comunità, del sentirsi parte di qualcosa di più grande.
Forse è questo il segreto per navigare questi tempi complicati: ricordarsi che, alla fine, ciò che conta davvero sono le connessioni che costruiamo, l'amore che condividiamo, l'attenzione che siamo capaci di dare e ricevere. E in questo viaggio, la nostra bussola dovrebbe essere sempre quella di prendersi cura, con autenticità e coraggio, del mondo intorno a noi.
Sii presente: dedica tutta la tua attenzione a chi sta parlando. Elimina le distrazioni, metti da parte il cellulare e concentra la tua presenza qui e ora.
Mantieni aperta la mente: accogli ciò che l'altro ha da dire senza pregiudizi o idee preconcette. Ricorda, ogni conversazione può essere un'opportunità di apprendimento.
Guarda oltre le parole: osserva il linguaggio del corpo, il tono della voce e le emozioni non dette. Spesso, ciò che non viene detto è tanto importante quanto le parole espresse.
Rifletti prima di rispondere: prenditi un momento per elaborare ciò che è stato detto prima di dare la tua risposta. Un'ascolto attivo richiede tempo per la riflessione.
Fai domande aperte: incoraggia una conversazione più profonda con domande che invitano alla condivisione, anziché quelle che richiedono una semplice risposta sì o no.
Evita di interrompere : aspetta che l'altro abbia finito di parlare prima di intervenire. Interrompere è un segno di mancanza di rispetto e può chiudere i canali comunicativi.
Mostra empatia: mettiti nei panni dell'altro. Cercare di capire il punto di vista altrui è fondamentale per stabilire una vera connessione emotiva.
Sii paziente: alcune persone hanno bisogno di più tempo per esprimere i propri pensieri. La pazienza dimostra il tuo impegno nel voler realmente ascoltare.
Riconosci e valida i sentimenti: quando qualcuno condivide qualcosa di personale, riconosci e valida i suoi sentimenti. Un semplice "capisco come ti senti" può fare molto.
Pratica l'ascolto attivo ogni giorno: come ogni abilità, anche l'ascolto migliora con la pratica. Cerca di applicare questi principi in ogni conversazione, sia che si tratti di un dialogo importante sia di una chiacchierata quotidiana.
Grazie per essere arrivati qui.
“Solo gli inquieti sanno com'è difficile sopravvivere alla tempesta e non poter vivere senza.”
EMILY JANE BRONTE
Sempre in viaggio per fare la Nostra Grande Differenza.
Grazie
Sebastiano
SORPRESA IN ANTEPRIMA PER CHI RICEVE LA NEWSLETTER :)
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