"Ne avrei le tasche piene della violenza". Seconda puntata.
Mi piacerebbe scrivere di un futuro più delicato e gentile in un mondo segnato dal dominio del potere della brutalità. Ecco la seconda puntata.
Nella nostra precedente esplorazione, abbiamo intrapreso un viaggio che ci ha portati oltre le superficiali narrazioni di violenza, alla ricerca di un filo di speranza nel quotidiano. Abbiamo esaminato come le dinamiche di potere influenzano etica e integrità nei luoghi di lavoro, sottolineando l'importanza del rispetto reciproco. Ci siamo interrogati sul ruolo di religioni, denaro e violenza nel plasmare le società e abbiamo ascoltato storie di riscatto attraverso il podcast "La Grande Differenza", che ci ha mostrato come la speranza possa fiorire anche nei contesti più duri. Ispirati dalla resilienza espressa nella poesia "And 2Morrow" di Tupac Shakur, ci apprestiamo a proseguire il nostro viaggio verso ulteriori approfondimenti, mantenendo vivo l'impegno verso un futuro di speranza e cambiamento positivo. Vi invitiamo a continuare con noi questo percorso di riflessione e azione.
Attraverso questi argomenti, vorrei offrirci spunti per iniziare a riflettere e fare riflettere, strumenti per affrontare le sfide del nostro tempo, promuovendo una cultura di rispetto, etica e benessere collettivo. Spero porti bene a tutti.
In questa newsletter:
Parole che feriscono: come combattere l'abuso verbale in azienda
L'abuso verbale nel mondo del lavoro varia dalla critica denigratoria al silenzio punitivo, con effetti negativi sia individuali che collettivi. Strategie come documentazione, dialogo, supporto delle risorse umane e politiche aziendali specifiche sono vitali per contrastarlo.
Oltre la sofferenza: una nuova visione per il successo
Contrariamente a quanto sostenuto da figure come Jensen Huang, la sofferenza non è sempre necessaria per il successo. Un approccio che valorizza compassione e comprensione offre una prospettiva più equilibrata e meno dolorosa verso la realizzazione personale.
Gestire individui difficili o tossici
Il metodo JADE suggerisce di evitare giustificazioni, discussioni, difese e spiegazioni inutili nel trattare con persone difficili, proteggendo i propri confini emotivi e promuovendo la serenità personale.
L'individualismo che modella la violenza
L'analisi dell'individualismo "duro" e "morbido" mostra diverse influenze sullo sviluppo individuale e sulla coesione sociale. Un equilibrio tra individualismo e solidarietà collettiva può ridurre la violenza e rafforzare il tessuto sociale.
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"Parole che feriscono: come combattere l'abuso verbale in azienda".
Premessa: Nel mondo del lavoro, un'ombra si insinua tra le scrivanie e gli spazi condivisi: l'abuso verbale. Questa piaga, spesso sottovalutata, può provenire da supervisori, colleghi, e persino clienti, manifestandosi attraverso grida, commenti denigratori, insulti e linguaggio offensivo o volgare, mirati a caratteristiche come le preferenze politiche, il genere, la fede religiosa o l'orientamento sessuale.
Il Problema: Nonostante molti credano di riconoscere l'abuso verbale quando ne sono vittime, la realtà è più complessa. Il maltrattamento può assumere forme tanto palesemente aggressive quanto subdolamente manipolative, come il gaslighting, l'umiliazione sistematica o persino il silenzio prolungato, tese a minare l'autostima e a instillare nel bersaglio un senso di inadeguatezza e impotenza. Questo non solo compromette il benessere individuale ma avvelena anche l'ambiente di lavoro, riducendone la produttività, la collaborazione e creando costi personali non quantificabili ma non per questo meno esecrabili.
Soluzioni:
Tenere traccia: Inizia a documentare ogni episodio di abuso verbale, registrando date, orari, contesti e testimoni.
Affrontare il problema: Se possibile, parlare direttamente con chi ti ha maltrattato, esprimendo come ti sei sentito a seguito del loro comportamento.
Coinvolgere le risorse umane: Se l'approccio diretto non è un'opzione o non sortisce effetto, rivolgersi alle risorse umane per una mediazione.
Offrire e cercare supporto: Se sei testimone di abuso verbale, offrire il tuo aiuto alla vittima. A volte, il solo avere qualcuno con cui parlare può fare la differenza.
Implementare politiche anti-abuso: Le aziende devono sviluppare chiare politiche anti-abuso, con esempi specifici di comportamenti inaccettabili e le relative sanzioni, per creare un ambiente di lavoro sicuro e rispettoso.
Quindi: Ogni azione contro l'abuso verbale nel luogo di lavoro è un passo verso la creazione di un ambiente in cui ogni individuo possa sentirsi valorizzato, rispettato e sicuro. Mi viene da pensare che il cambiamento inizi da noi anche se è parimenti fondamentale chiedere cambiamenti a chi ha leve più potenti. Non va sottovalutato il potere delle nostre azioni quotidiane e delle nostre parole. Costruire spazi lavorativi dove l'integrità, il rispetto e la collaborazione non siano solo ideali, ma la norma è l’obiettivo.
"Il modo in cui trattiamo le persone che non capiamo è una pagella di ciò che abbiamo imparato sull'amore, la compassione e la gentilezza." Marc Chernoff
"Oltre la sofferenza: una nuova visione per il successo".
In un mondo che spesso vede la sofferenza come un passaggio obbligato verso la crescita e il successo, le parole di Jensen Huang, fondatore di Nvidia e una delle menti più brillanti del nostro tempo, risuonano con una forza particolare e ambigua.
Durante un evento presso lo Stanford Institute for Economic Policy Research, Huang ha condiviso con gli studenti della Stanford University - l'ateneo che lo ha visto crescere - la sua visione sul ruolo del sacrificio e del fallimento nel percorso verso il successo. "Ancora oggi parlo di 'dolore e sofferenza' con grande gioia", ha affermato, sottolineando come questi momenti non solo formino il carattere ma siano essenziali per forgiare la grandezza, non tanto attraverso l'intelligenza, ma proprio mediante il carattere temprato dalle avversità (Fonte: Forbes.it).
Tuttavia, la sua esortazione agli studenti di augurare "abbondanti dosi di dolore e sofferenza" solleva una riflessione profonda e necessaria. È veramente indispensabile attraversare la sofferenza per imparare a essere resilienti e avere successo? E soprattutto, augurare la sofferenza non rischia di normalizzare una cultura della cattiveria, accettata come passaggio obbligato verso la crescita personale e professionale?
La mia tesi si posiziona su un orizzonte differente, uno in cui credo fermamente: l'umanità deve aspirare a migliorare, a creare ambienti in cui la sofferenza viene compresa e gestita a priori, senza necessariamente doverla esperire in prima persona. La storia di Huang e il suo invito a "soffrire per formarsi" ci ricordano l'importanza della resilienza, ma è essenziale anche ricordare che possiamo imparare dalla compassione, dalla ragione e dalla sensibilità umana, tanto quanto dalla sofferenza.
Viviamo in un'epoca in cui l'innovazione tecnologica, rappresentata anche dagli sviluppi nell'intelligenza artificiale di cui lo stesso Huang parla, offre strumenti senza precedenti per affrontare e comprendere la complessità umana. Possiamo, e dobbiamo, aspirare a un futuro in cui l'empatia e la comprensione reciproca siano le basi su cui costruire il nostro sviluppo personale e collettivo.
Mentre accolgo il messaggio di Huang sull'importanza del carattere forgiato dalle avversità, mi propongo un cammino alternativo: uno in cui l'accento sia posto sulla prevenzione della sofferenza attraverso la creazione di ambienti di sostegno, sulla comprensione e sulla condivisione delle esperienze.
Un futuro in cui, piuttosto che augurare sofferenza, incoraggiamo la compassione, la creatività e la razionalità, come pilastri di una società migliore e più inclusiva. Un obiettivo ambizioso ma di crescita e significato.
Grazie a Chiara O. per la segnalazione.
“Gestire individui difficili o tossici”. I consigli di Dana Arcuri.
Il metodo JADE della Coach Dana Arcuri è particolarmente utile in situazioni dove interagire con individui difficili o tossici può diventare emotivamente drenante o controproducente. Il principio fondamentale di JADE è evitare di cadere in un circolo vizioso di giustificazioni, discussioni, difese, o spiegazioni che non solo consumano tempo ed energia, ma rafforzano anche la posizione dell'altra persona fornendole ulteriore spazio per critiche o attacchi.
Come Usare il Metodo JADE:
Non giustificarti (Justify): Quando qualcuno ti attacca o critica, la tendenza naturale è quella di giustificare le tue azioni o decisioni. Con JADE, eviti di fornire giustificazioni che potrebbero essere usate contro di te.
Non discutere (Argue): Discutere con persone tossiche spesso non porta a una risoluzione produttiva; tende piuttosto a inasprirsi. Mantieni la tua calma e non impegnarti in discussioni infinite.
Non difenderti (Defend): Simile al punto sulla giustificazione, difenderti rafforza l'idea che ci sia qualcosa da difendere. Stare fermi sulle tue posizioni senza sentire il bisogno di difenderle costantemente può essere più potente.
Non spiegarti (Explain): Offrire spiegazioni approfondite sul perché delle tue azioni invita all'analisi e alla critica. Con JADE, ti risparmi la fatica di spiegarti, soprattutto quando sai che le tue ragioni non saranno accettate o comprese.
L'Obiettivo del metodo JADE:
L'obiettivo è promuovere una sorta di autosufficienza emotiva, dove non ci si lascia trascinare in dinamiche tossiche che sminuiscono il proprio senso di autostima e potere personale. Serve a ripristinare e mantenere i propri confini emotivi, rafforzando la consapevolezza che non è necessario giocare secondo le regole imposte da altri, specialmente quando queste sono irragionevoli o dannose.
In Sintesi:
Utilizzare il metodo JADE significa praticare l'arte di mantenere i propri confini in modo sano ed efficace, riconoscendo che non si ha l'obbligo di partecipare a dinamiche che non servono il proprio benessere o crescita personale. Si tratta di un'espressione di rispetto verso se stessi e di affermazione che il proprio valore non dipende dall'approvazione altrui. Buon esperimento.
“L'Individualismo che modella la Violenza. Non è una cosa sola”.
Nel cuore delle nostre riflessioni su come plasmare società meno violente e più armoniose, ci troviamo a esaminare il concetto di individualismo e le sue profonde radici nella cultura occidentale, in particolare quella americana. Adrie Kusserow, attraverso il suo lavoro "American Individualisms: Child Rearing and Social Class in Three Neighborhoods", ci offre uno sguardo su come l'individualismo si manifesti in modi diversi, influenzando non solo l'educazione dei bambini ma anche le dinamiche sociali più ampie, comprese le forme di violenza.
Individualismo Duro vs. Individualismo Morbido
Kusserow distingue tra "individualismo duro" e "individualismo morbido", derivati da contesti socio-economici differenti, ognuno con le proprie conseguenze sullo sviluppo individuale e la coesione sociale.
L'individualismo duro si trova in ambienti caratterizzati da sfide economiche e sociali, dove la resilienza e l'autosufficienza diventano cruciali per la sopravvivenza. Questo tipo di individualismo insegna ai bambini a "indurirsi" di fronte alle avversità, valorizzando l'indipendenza e la capacità di navigare in un mondo spesso ostile. Deriva dalla necessità di proteggersi da violenza, povertà e sfortune, enfatizzando un sé resistente che può difendersi da influenze esterne negative.
L'individualismo morbido, prevalente tra le famiglie benestanti, pone l'accento sulla delicata unicità dell'individuo, incoraggiando l'espressione personale e lo sviluppo del "sé" in un ambiente protetto e ricco di risorse. Questa forma di individualismo enfatizza l'importanza della cura, dell'educazione e delle opportunità come mezzi per realizzare il pieno potenziale di un bambino. Sorge da un contesto in cui le risorse abbondanti permettono un focus sull'autorealizzazione attraverso l'esplorazione di interessi e talenti personali.
Implicazioni sociali dell'individualismo
Mentre l'individualismo può incentivare il successo personale e l'innovazione, può anche erodere il tessuto connettivo delle comunità, accentuando le divisioni sociali e alimentando la violenza sotto varie forme. L'individualismo estremo può portare a un calo dell'empatia e del sostegno reciproco, fattori chiave nella prevenzione della violenza e nella costruzione di una società solidale.
Verso un Equilibrio tra Individualismo e Solidarietà Collettiva
Per mitigare gli aspetti negativi dell'individualismo e promuovere un ambiente meno violento, possiamo adottare strategie che valorizzino sia l'individualità che la comunità:
Incoraggiare esperienze condivise che promuovano la comprensione e l'empatia reciproca.
Favorire un'educazione che bilanci l'autosufficienza con il lavoro di squadra e la cooperazione.
Promuovere politiche di uguaglianza che riducano le disuguaglianze e offrano a tutti pari opportunità di successo.
Valorizzare la diversità come fonte di arricchimento culturale e sociale.
Sviluppare un senso di responsabilità collettiva, riconoscendo che le azioni individuali influenzano il benessere della comunità.
Kusserow è americano e lo studio anche ma l'Italia si avvicina sempre più al modello di individualismo tipicamente americano o no? Un fenomeno potenziale che solleva interrogativi critici sul futuro del tessuto sociale del Paese. Tradizionalmente, la cultura italiana ha posto un forte accento sulla famiglia, sulla comunità e sulla solidarietà, valori che rischiano di essere erosi dall'adozione di un individualismo che predilige l'auto-realizzazione personale a discapito dei legami comunitari. Questa tendenza, se da un lato offre nuove opportunità di sviluppo individuale, dall'altro minaccia di compromettere la coesione sociale, rendendo gli individui più isolati e vulnerabili. Il vero compito per noi oggi è trovare un equilibrio che permetta di valorizzare l'individuo senza sacrificare quei legami di comunità che hanno da sempre caratterizzato molti di noi.
“Gennaro Romagnoli. Di fronte alle mazzate continua a guardare avanti”.
Gennaro Romagnoli psicologo e psicoterapeuta è autore di "Psinel" il podcast di psicologia e crescita personale più ascoltato in Italia. Si occupa di divulgazione online dal 2007.
Grazie per essere arrivati qui e a presto!
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“Qualsiasi pazzo intelligente può rendere le cose più grandi, più complesse e più violente. Ci vuole un tocco di genio e molto coraggio per muoversi nella direzione opposta. E.F. Schumacher
Sempre in viaggio per fare la Nostra Grande Differenza.
Grazie
Sebastiano