"Ne avrei le tasche piene della violenza". Prima puntata.
Mi piacerebbe scrivere di un futuro più delicato e gentile in un mondo segnato dal dominio del potere della brutalità e ho capito che ci dovrò dedicare più di una sola newsletter. Iniziamo da qui.
Bentrovati!
In questa edizione della newsletter ( e per alcune uscite ) vorrei esplorare il tema della violenza.
La violenza si palesa in ogni dove e lo spunto per il tema di questa newsletter mi arriva dai recenti grandi e violentissimi fatti nel mondo, qui però vorrei toccare i meno appariscenti ma altrettanto gravi avvenimenti che vedo ogni giorno nella società e sul lavoro. Una recrudescenza della prepotenza. Il potere e la speranza si intrecciano nel tessuto della nostra vita lavorativa e sociale e vorrei che nessuno dovesse farci in conti con la violenza.
Mai.
Fatico a trovare soluzioni definitive ma credo che la sensibilità, la consapevolezza e la maturità siano buoni antidoti all’invasione di sopraffazione che un pò ovunque fa capolino. Ecco i punti che tratteremo insieme in questa uscita:
Tensioni sul lavoro: viaggio tra violenza e speranza nella vita quotidiana
La violenza, sia quella evidente che quella meno percepibile, impregna l'ambiente lavorativo e la quotidianità. Come possiamo, insieme, cercare strade per un futuro più armonioso?
Luci e ombre del potere: etica e integrità nel tessuto aziendale
Le complesse dinamiche di potere all'interno delle aziende e il loro impatto sulla morale e sull'etica richiedono di cercare di capire come possiamo promuovere un ambiente di lavoro basato sull'integrità e il rispetto reciproco.
Religioni, denaro, violenza. Le domande da farsi.
Serve chiedersi cosa influenza profondamente la nostra società, contribuendo alle dinamiche di violenza nel mondo del lavoro e oltre per potere immaginare di cambiare qualcosa.
Ai podcast della Grande Differenza con Silvia Polleri una storia di riscatto e speranza. Trasformare vite nel penitenziario di Bollate, sfidando la recidiva e promuovendo un futuro senza violenza."
Per finire : “And 2Morrow” una poesia sul non mollare anche quando ti torcono il braccio di Tupac Shakur.
Attraverso questi argomenti, vorrei offrirci spunti per iniziare a riflettere e fare riflettere, strumenti per affrontare le sfide del nostro tempo, promuovendo una cultura di rispetto, etica e benessere collettivo. Spero porti bene a tutti.
Grazie per il vostro costante supporto e la vostra partecipazione.
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"Le tensioni sul lavoro sono un viaggio tra violenza e speranza".
In un mondo dove le ombre si allungano lungo i corridoi delle aziende e si insinuano tra le pieghe della quotidianità, il tema della violenza sul lavoro e nella vita di ogni giorno emerge come un grido soffocato, una richiesta disperata di attenzione. È nell'aria che respiriamo, negli sguardi sfuggenti dei colleghi, nelle parole non dette e nei gesti compiuti sotto la pressione di un potere invisibile ma opprimente. Questa storia non parla solo di atti manifesti di violenza, quelli che lasciano segni visibili e ferite aperte, ma anche di quella violenza sottile, quasi impercettibile, che si annida nelle dinamiche di potere, nei pregiudizi radicati e nelle aspettative irragionevoli.
È la storia di chi va al lavoro con il cuore pesante, sapendo che dovrà affrontare non solo le sfide professionali, ma anche un ambiente talvolta ostile, dove la competizione sfocia in aggressività e la ricerca del successo personale giustifica ogni mezzo. Ma è anche la storia di chi, nella vita di tutti i giorni, si trova a navigare in un mare agitato di interazioni umane dove la violenza può esplodere inaspettatamente, come un temporale estivo, lasciando dietro di sé solo devastazione e domande senza risposta.
Nel mondo aziendale, le strutture di potere hanno un'influenza notevole sulla condotta etica degli individui. Queste strutture determinano spesso il comportamento delle persone, talvolta spingendole verso azioni che potrebbero contraddire i loro principi morali. Riflettendo su questo tema, si può esplorare come le dinamiche di potere influenzano non solo le azioni ma anche la morale individuale e collettiva in ambito lavorativo.
Partiamo da un punto. La violenza è meno presente quando non c’è paura. Non c’è paura quando c’è tolleranza, comprensione, speranza di soluzione e dialogo.
La violenza teme il dialogo.
"Luci e ombre del potere: come mantenere etica e integrità in organizzazioni oppressive".
In un intricato intreccio di corridoi aziendali, dove il silenzio è spesso interrotto solo dai clic delle tastiere e dai sussurri tra colleghi, si nascondono le dinamiche di potere che tessono la tela della nostra vita lavorativa. In questo labirinto, le decisioni non sono sempre nere o bianche, e le strutture di potere si ergono come invisibili architetti della morale e dell'etica individuale e collettiva.
Nel cuore di questa realtà, il potere si rivela come una doppia lama: da un lato, se maneggiato con consapevolezza ed equità, può essere un faro che guida verso la crescita etica e professionale, illuminando percorsi altrimenti oscuri. Dall'altro, se distorto dall'egoismo e dall'abuso, può avvolgere l'ambiente lavorativo in un velo di decadenza morale, dove i principi cedono il passo agli interessi personali.
Ci troviamo quindi di fronte a un bivio: seguire il richiamo dell'autorità che, con la sua pressione all'obbedienza, può facilmente condurre alla rinuncia dei propri valori etici, o costruire un ambiente dove ogni voce conta, ogni contributo è prezioso, e l'etica diventa il linguaggio comune.
In questo contesto, la diffusione della responsabilità diviene una sfida ma anche un'opportunità. Creare sistemi di accountability chiari e trasparenti significa dare a ciascuno la mappa per navigare con consapevolezza nel mare delle decisioni etiche, rendendo ogni individuo pienamente consapevole del proprio ruolo nel grande schema aziendale.
Ma la trasformazione più profonda deve avvenire là dove la violenza sottile delle pratiche eticamente discutibili ha messo radici. Solo attraverso un impegno collettivo verso valori condivisi è possibile rivoluzionare l'ambiente lavorativo, sostituendo l'indifferenza con l'integrità, il cinismo con la trasparenza, e la solitudine con la responsabilità reciproca.
Check List valoriale da tenere in considerazione per creare dialettiche più equilibrate.
Riconoscimento delle dinamiche di potere
Comprendere come le strutture di potere influenzino etica e comportamento.
Uso consapevole del potere
Esercitare il potere con consapevolezza ed equità per favorire la crescita etica.
Resistenza alla pressione
Mantenere inalterati i propri valori etici anche sotto pressione da figure autoritarie.
Valorizzazione dell'individuo
Creare un ambiente dove ogni contributo è valorizzato, sostenendo comportamenti etici.
Responsabilità e accountability
Implementare sistemi di responsabilità chiari per decisioni consapevoli ed etiche.
Cultura aziendale etica
Lavorare per sviluppare una cultura che priorità etica, trasparenza, e responsabilità reciproca.
Impegno collettivo
Riconoscere il valore dell'impegno comune nell'affrontare le dinamiche di potere e costruire un ambiente etico e integro.
Su tutto questo vi consiglio il videdo del TED Talk di Phil Zimbardo “The psychology of evil”.
“Il come umanizzare le relazioni parte dal porsi le domande giuste”.
Le religioni e le divinità con la loro capacità di osservare e giudicare le azioni umane ci portano a considerare come, per millenni, la paura della punizione divina abbia influenzato comportamenti e società.
Le credenze condivise in forze soprannaturali hanno creato un collante sociale, rafforzato attraverso rituali comuni, che ha unito sconosciuti in comunità morali sempre più grandi.
Tuttavia, oggi, nell'era della secolarizzazione e della sostituzione di Dio con la tecnologia, dobbiamo chiederci: quali meccanismi possono svolgere un ruolo simile nel promuovere la coesione sociale e nel scoraggiare la violenza e il comportamento antisociale?
In altre parole se la religione a meno o non ha più la capacità ( almeno nel mondo in cui viviamo noi occidentali ) di influenzare i comportamenti cosa succede quanto a violenza?
Nel nostro cammino verso società più giuste e pacifiche, dovremmo introdurre sempre più con principi di etica sociale, rispetto reciproco e responsabilità collettiva. Le istituzioni secolari, lo stato di diritto, l'educazione civica, e la promozione di una cultura dell'empatia e dell'inclusione possono servire come nuovi pilastri per una cooperazione umana basata non sulla paura, ma sul riconoscimento del valore intrinseco di ogni individuo e sul desiderio condiviso di costruire una comunità globale armoniosa.
Ma basterà?
Il pensiero corre a ciò che ha sostituito il punto di riferimento divino nel nostro mondo. Cioè il denaro e di conseguenza il miti del diventare sempre più ricchi.
In queso intervento di Umberto Galimberti, emerge un'analisi lucida e profonda della nostra società, dove il denaro non è solo un mezzo, ma il valore supremo che regola relazioni, cultura e persino la nostra percezione dell'arte e della politica. Se pensiamo che le divinità e le religioni vengano via via sostituite dal feticcio del denaro e dal mito della ricchezza, ci troviamo di fronte a un profondo cambiamento nelle nostre società. Il denaro, simile a una nuova divinità, guida le azioni umane con la promessa di successo e potere, spingendo talvolta verso comportamenti eticamente discutibili o direttamente violenti. Questo passaggio dalla moralità divina al primato del profitto materiale ci interpella sul tipo di valori che vogliamo perseguire. Ma come si riflette questo sul diffondersi della violenza nel mondo e nelle nostre vite lavorative?
Il denaro come generatore di valori: nella corsa incessante verso il guadagno, abbiamo perso di vista altri valori: etici, umanistici, relazionali. Il rischio è di trovarci in un mondo dove le relazioni sono mediate dal denaro, non dal reciproco riconoscimento umano. E dove c'è disumanizzazione, la violenza trova un terreno fertile.
Lavoro e alienazione: il lavoro, in questa prospettiva, rischia di diventare solo un altro mezzo per l'accumulazione di ricchezza, privo di qualsiasi altro significato. Questa visione non solo impoverisce lo spirito dell'individuo ma può creare condizioni di sfruttamento e violenza, sia fisica che psicologica, nei luoghi di lavoro.
Politica, economia e tecnologia: la subordinazione della politica all'economia, e di entrambe alla tecnologia, ci mostra un panorama in cui l'individuo sembra aver perso ogni potere di decisione sul proprio futuro. Sentirsi impotenti può generare frustrazione e, in alcuni casi, violenza come risposta estrema alla percezione di ingiustizia.
Verso una società più umana: dobbiamo chiederci: è possibile immaginare una società dove il denaro serve l'umanità e non il contrario? Dove il lavoro è fonte di realizzazione personale oltre che di sostentamento? Dove la politica torna a essere il luogo delle decisioni per il bene comune?
Queste domande sono urgenti. La violenza fisica, verbale, psicologica nel mondo e sul lavoro non è un fenomeno isolato, ma il sintomo di una società che ha cambiato i suoi valori fondamentali. È il momento di riflettere seriamente su quali valori vogliamo che guidino il nostro futuro.
Ripensare il nostro approccio al denaro, al lavoro, alla politica e alla tecnologia è il primo passo verso una società più giusta e pacifica. Ognuno di noi ha un ruolo da giocare in questa trasformazione. Come ha ben sottolineato Galimberti, la conoscenza precisa della realtà è il primo passo per non cadere nell'illusione che "prima o poi si risolverà". È tempo di agire, con consapevolezza e determinazione.
Nella nostra narrazione collettiva, possiamo scegliere di tracciare un percorso che conduca lontano dalle distopie infernali di un tempo, verso una società dove la violenza emergente è affrontata non solo con punitività ma con comprensione, prevenzione, e cura. La sfida è grande, ma il futuro che possiamo costruire insieme potrebbe essere davvero buono a patto di maturare moralmente.
Silvia Polleri ha aperto InGalera nel penitenziario di Bollate. E occupa i detenuti inseguendo l'obiettivo del recupero per riscattarli dalla violenza. Eccola ai Podcast della Grande Differenza.
«Un ristorante in carcere è una provocazione, perché un altro carcere è possibile. La recidiva in Italia è, in media, del 70 per cento, ma il carcere di Bollate ha un tasso del 17 per cento. È quel 70 per cento a essere una vergogna della società. Bisogna riuscire ad andare oltre il muro: ci si può elevare grazie al lavoro. L’opportunità di riscattarsi deve essere concessa ed è interesse collettivo che questo avvenga. Ho fatto di tutto per evitare che la prenotazione di un tavolo avvenisse solo per la curiosità morbosa».
“And 2Morrow”, una poesia di Tupac Shakur sul fare fronte alla violenza
La giornata di oggi è carica di rabbia,
alimentata da un odio celato,
paura di essere emarginati,
paura di un destino condiviso
Oggi si fonda sulle tragedie
che nessuno desidera affrontare,
incubi per la condizione umana
e moralmente riprovevoli.
Questa sera è saturata di rabbia,
violenza permea l'aria,
bambini cresciuti nella crudeltà
perché in casa a nessuno importa.
Stasera poso la testa,
ma la pressione non cessa,
sapendo che la mia salute mentale
è compromessa quando mi lascio andare.
Ma domani potrei cambiare,
avere l'opportunità di costruirne uno nuovo,
fondato sull'intento spirituale del cuore
e su ideali
basati sulla verità.
E domani mi sveglierò con una nuova energia,
forte per orgoglio,
sapendo di aver lottato con tutto il cuore per mantenere
il mio sogno vivo.
Grazie per essere arrivati qui e a presto!
Qualsiasi feedback è apprezzato.
“La violenza è l’ultimo rifugio degli incompetenti.”
Isaac Asimov
Sempre in viaggio per fare la Nostra Grande Differenza.
Grazie
Sebastiano
E’ sugli scaffali il mio nuovo libro.
Ciao Seb, riflessioni interessanti
Buona Pasqua anche a te Sebastiano, di desiderio di pace. Il disarmo interiore è già qualcosa di valore che possiamo fare. Un caro saluto