Sopravvivere al caos.
Ben ritrovati. Oggi sprofondiamo nel caos. Come affrontare la confusione in azienda e anche fuori. Spunti e briciole per ritrovare la strada di casa.
In questa newsletter:
Le priorità nel caos.
Comunicare chiaramente sotto pressione..
Vivere con flessibilità: adattarsi rapidamente ai cambiamenti.
Il linguaggio digitale.
Nella giungla delle intelligenze podcast con…
Abbracciare l’ “intraquillità” una riflessione sull'orizzonte minaccioso e il divenire
Il caos si dipana davanti a noi con una frequenza allarmante, il nostro primo impulso potrebbe essere quello di cercare rifugio, di trovare sicurezza in una stabilità illusoria. Ma, come spesso sottolineo nei miei scritti e conferenze, la vera opportunità si nasconde spesso dietro la maschera della sfida. È in momenti come questi che si impara ad "entrare in amicizia con il divenire", come una danza con il caos che ci circonda.
In "Lavorare è collaborare", parlo della necessità di forgiare legami solidi e significativi nel posto di lavoro e oltre, sostenendo che la collaborazione non è semplicemente una competenza professionale, ma una filosofia di vita che può guidarci attraverso i tempi più bui e incerti. Questa filosofia è particolarmente rilevante oggi, quando l'insicurezza sembra pervadere ogni aspetto della nostra esistenza — dal personale al professionale, dal locale al globale.
La minaccia, la paura, e l'insicurezza sono realtà che amplificano il nostro bisogno di risposte immediate, di soluzioni rapide che promettono di ripristinare la normalità. Tuttavia, come ho esplorato nel libro, è cruciale riconoscere che tali soluzioni sono spesso temporanee, palliativi che non affrontano le cause profonde dei nostri problemi. Gli ideologi e i cosiddetti "guru" possono offrire una sicurezza confortante, ma come ben sappiamo, la sicurezza vera è un processo, non una destinazione.
Questo periodo di instabilità globale richiede una nuova attitudine. Non quella di una sicurezza illusoria, ma di un impegno attivo verso una forma di “intranquillità” (di cui parla Miguel Benasayg nel suo libro “L'epoca dell’intranquillità: lettera alle nuove generazioni”) che accetta la fragilità come parte integrante della condizione umana. La nostra esistenza non è mai stata definita dalla certezza, ma dalla nostra capacità di perseverare nonostante l'incertezza.
Come suggerito anche in "una soluzione intelligente alle difficoltà quotidiane", dovremmo costruire reti di relazioni che ci sostengano, che ci permettano di affrontare il caos non da soli, ma con il supporto di una comunità. È attraverso queste connessioni che possiamo trovare la forza di rinnovarci continuamente, di affrontare sfide sempre nuove con coraggio e determinazione.
Di fronte a un orizzonte minaccioso, non dovremmo lasciarci sopraffare dall'angoscia. Dovremmo, invece, vedere in esso l'invito a un rinnovamento profondo e significativo della nostra vita e delle nostre società. La vera sfida non è trovare una "nuova sicurezza", ma cambiare radicalmente il nostro modo di essere nel mondo, riconoscendo che ogni momento di crisi è anche un'opportunità per crescere e trasformarsi.
Buona Lettura.
"Decifrare il caos: Il metodo MoSCoW per Prioritizzare".
Il metodo MoSCoW, sviluppato da Dai Clegg nel 1994 mentre lavorava per Oracle, è un approccio alla prioritizzazione molto popolare nell'ambito dello sviluppo software e della gestione progettuale.
Come funziona il metodo MoSCoW? Il metodo MoSCoW classifica le iniziative in quattro categorie: Must-have, Should-have, Could-have e Will not have. Questo aiuta i team a distinguere tra ciò che è essenziale e ciò che può essere eventualmente rimandato o escluso, garantendo che le risorse vengano allocate in modo efficace e che le priorità siano chiaramente definite fin dall'inizio.
Must-have: Queste sono le iniziative senza le quali il prodotto non funzionerebbe o il rilascio sarebbe inutile. Sono i requisiti non negoziabili, essenziali per il successo del progetto.
Should-have: Queste iniziative sono importanti ma non vitali; possono essere programmate per un rilascio futuro senza impattare negativamente quello attuale.
Could-have: Sono belle da avere ma non essenziali; hanno un impatto minore e sono le prime candidate alla rimozione se le risorse diventano scarse.
Will not have (questa volta): Questa categoria aiuta a gestire le aspettative su ciò che non sarà incluso in una specifica versione o timeframe, prevenendo l'allargamento dello scopo del progetto.
Perché il MoSCoW è così efficace? Il metodo non solo promuove una chiara comprensione delle priorità tra i membri del team, ma facilita anche la comunicazione con gli stakeholder esterni. Sapere come e perché certe decisioni vengono prese aiuta tutti a comprendere il processo di prioritizzazione e a sostenere le scelte fatte.
Migliori pratiche per l'uso del MoSCoW:
Stabilire un sistema di ranking oggettivo.
Coinvolgere tutti gli stakeholder rilevanti per ottenere il contesto necessario a una corretta categorizzazione.
Comunicare il processo di MoSCoW a tutta l'organizzazione per garantire trasparenza e comprensione delle decisioni prese.
Incorporare il metodo MoSCoW può portare a una gestione delle priorità più strutturata e meno soggetta a bias personali o aziendali. È uno strumento che raccomando vivamente di esplorare per migliorare l'efficacia e l'efficienza del vostro lavoro quotidiano."Il modo in cui trattiamo le persone che non capiamo è una pagella di ciò che abbiamo imparato sull'amore, la compassione e la gentilezza." Marc Chernoff
"Voci nel Caos. Silenzi nel nulla".
Nel vortice incessante delle giornate aziendali, dove il tempo sembra sfuggire come sabbia tra le dita, mi è sembrato di capire che la vera essenza della comunicazione risieda nel cuore pulsante delle nostre interazioni umane. In questi ambienti, ogni parola, ogni gesto, ogni sguardo assume un peso significativo, un’opportunità di connessione profonda o di fraintendimento doloroso.
Rifletto spesso su come il caos, quell’apparente nemico del progresso, possa in realtà diventare un maestro severo ma giusto. Da lui, ho imparato l'arte della chiarezza: essere precisi non è solo una necessità ma un atto di rispetto verso chi ascolta. In un mare di compiti e scadenze, definire con cura i problemi e le soluzioni è come tracciare una rotta sicura attraverso tempeste impetuose.
Ho scoperto il valore della concisione. Le parole, in momenti di grande pressione, dovrebbero essere poche e cariche di significato, come un faro che guida le navi nella notte. Non è il volume del messaggio che conta, ma la sua capacità di essere ascoltato, di risuonare con chiarezza nelle menti e nei cuori dei colleghi.
Ascoltare, veramente ascoltare, è diventato per me una pratica quasi sacra. Nel rumore assordante delle giornate lavorative, fermarsi ad ascoltare è un atto di ribellione contro il caos, un momento di connessione autentica che può trasformare completamente la qualità delle nostre interazioni.
E poi, l’empatia: mettersi nei panni dell'altro, sentire il peso delle loro sfide, comprendere senza giudizio. Questo non solo allevia lo stress ma apre porte a nuove soluzioni, spesso nascoste dietro l'angolo di una prospettiva non ancora esplorata.
Riconoscere i propri limiti, ammettere di non sapere, di essere vulnerabili, è forse la lezione più difficile. Ma è anche quella che può costruire ponti indistruttibili di fiducia e rispetto reciproco.
Infine, mi sono impegnato a parlare con onestà, a rispettare il potere delle parole, a ponderare ogni frase come se fosse l'ultima. Perché in un mondo che non perdona gli errori, la precisione e la riflessione possono salvare ben più di una presentazione aziendale: possono salvare una relazione, un progetto, forse persino un pezzo di noi stessi.
Questo è ciò che ho imparato sul campo di battaglia degli affari: che ogni parola conta, che ogni silenzio ha un significato, e che nel cuore del caos, la nostra umanità è l'ancora che ci può mantenere saldi e sicuri.
“Viviamo in un mondo che è al di là del controllabile”. Ulrich Beck.
Affrontare il caos nella società del rischio richiede passaggi chiave come l'accettazione della realtà delle incertezze, una pianificazione attenta per anticipare le crisi, e l'informazione continua per demistificare i rischi. La flessibilità e l'adattabilità sono essenziali per rispondere rapidamente ai cambiamenti. Un approccio collettivo con forte coinvolgimento comunitario è fondamentale per la gestione del caos, mentre una leadership proattiva e responsabile guida con esempio e ispira fiducia, essenziale in tempi di incertezza.
Ora il caos sembra l'unica certezza e forse possiamo trovare conforto e direzione riflettendo sulle teorie di pensatori come Ulrich Beck e Anthony Giddens.
Beck nello specifico ha introdotto il concetto di "società del rischio" nel suo importante saggio del 1986 intitolato "La società del rischio: verso una seconda modernità". L'opera ha riscosso un tale successo da essere stata tradotta in 35 lingue e pubblicata nuovamente in una versione aggiornata nel 2007.
Essi ci parlano di una modernità intrisa di pericoli, sottolineando come la nostra stessa evoluzione tecnologica e sociale abbia dato vita a nuovi, grandi rischi. Questi non sono semplici effetti collaterali, ma risultati diretti delle nostre scelte e delle nostre azioni.
Immaginiamo di navigare in questo mare in tempesta, dove accettare la realtà del rischio non è una resa, ma il primo passo per prendere il timone con fermezza. Come navigatori di questa epoca turbolenta, dobbiamo equipaggiarci con una bussola fatta di pianificazione attenta e di un atteggiamento di preparazione costante.
Non ci sono porti sicuri in questo viaggio, ma possiamo costruire navi più robuste. L'informazione diventa la nostra mappa stellare, essenziale per orientarci tra le onde del dubbio e dell'incertezza. Con essa, possiamo smascherare i rischi, ridurre l'ansia collettiva e rafforzare la nostra resilienza.
In questo fluire incessante, la flessibilità e l'adattabilità sono come il vento nelle vele, permettendoci di navigare anche controcorrente. La capacità di cambiare rotta rapidamente in risposta a nuove informazioni o imprevisti è più che una virtù; è una necessità.
Ma un viaggio così arduo non può essere affrontato in solitudine. La collaborazione e il coinvolgimento della comunità diventano il cuore pulsante della nostra nave, distribuendo il carico e tessendo legami di solidarietà. Ogni membro dell'equipaggio è fondamentale, e il lavoro di squadra è l'unico modo per attraversare le tempeste.
In questo scenario, emerge prepotente il ruolo della leadership. Un capitano visionario, proattivo e responsabile può tracciare la rotta, infondendo coraggio e ispirando fiducia. La sua guida è luce nella nebbia, capace di motivare l'equipaggio verso azioni condivise e costruttive.
Nel riflettere su queste idee, ci rendiamo conto di come il pensiero di Beck e Giddens non sia solo attuale, ma indispensabile. Le loro riflessioni sulla società del rischio offrono non solo una chiave di lettura per i pericoli della modernizzazione, ma anche una guida su come possiamo, insieme, navigare verso un futuro più sicuro. Con queste mappe in mano, possiamo sperare di gestire il caos del nostro tempo, trasformando le sfide in opportunità di crescita e di apprendimento.
Qualcuno ci aveva visto giusto per tempo.
“Il linguaggio del corpo digitale. Come generare fiducia e connessione anche comunicando online”.
Nel libro "Il linguaggio del corpo digitale", Erica Dhawan esplora come la comunicazione digitale possa essere efficace nel costruire fiducia e collaborazione, nonostante le distanze fisiche. Ecco i punti che penso possano dare una idea del libro emersi dall'analisi del testo:
Leggi del linguaggio corporeo digitale:
Valorizzazione visibile: Mostrare attenzione e riconoscimento esplicito per comunicare "Ti ascolto", "Ti capisco" e "Ti valuto".
Comunicazione attenta: Considerare il contesto, il mezzo e il pubblico prima di scrivere, pensare prima di digitare e curare l'impatto visivo dei messaggi.
Collaborazione sicura: Mantenere la comunicazione aperta tra dipartimenti, gestire le relazioni con le parti interessate e evitare il pensiero di gruppo digitale.
Fiducia totale: Creare un ambiente di sicurezza psicologica, mostrando vulnerabilità e instaurando momenti di legame digitale.
Differenze di genere:
I pregiudizi inconsci influenzano come i messaggi sono percepiti a seconda del genere del mittente, con le donne spesso percepite come fredde se comunicano in modo diretto.
Differenze generazionali:
Diverse generazioni utilizzano e interpretano il linguaggio del corpo digitale in modo diverso, con preferenze specifiche per certi canali di comunicazione.
Differenze culturali:
Importanti distinzioni tra culture ad alto contesto, che si affidano molto a suggerimenti non verbali, e culture a basso contesto, che preferiscono comunicazioni esplicite.
Gestione dello stress digitale:
Evitare l'ansia digitale essendo impeccabili nelle comunicazioni e attenti a brevità, aggressività passiva, lentezza nelle risposte e formalità eccessiva.
Comunicazione efficace:
Indicare chiaramente l'intento delle email nel soggetto, dividere i messaggi lunghi in parti e presentare opzioni piuttosto che porre domande aperte.
Statistica e dati interessanti:
L'importanza delle reazioni ai tempi di risposta, l'uso degli emoji e l'impatto dei punti di sospensione o del punto fermo nei messaggi digitali.
Erica Dhawan fornisce una guida pratica e dettagliata per affrontare le sfide della comunicazione digitale. L'opera sottolinea l'importanza di adattarsi alle nuove norme di interazione online attraverso una comunicazione chiara, un'attenzione alle differenze culturali e generazionali, e l'uso strategico del linguaggio non verbale digitale. Implementando tecniche come la valorizzazione visibile, la comunicazione riflessiva, una collaborazione consapevole e una fiducia fondata, possiamo migliorare l'efficacia delle nostre interazioni digitali.
“Paolo Borzacchiello a Jungle Podcast”.
Paolo è uno dei più apprezzati consulenti e formatori in comunicazione strategica e intelligenza linguistica applicata al business.
Grazie per essere arrivati qui e a presto!
Qualsiasi feedback è apprezzato. Se poi hai letto il mio ultimo libro “Lavorare è collaborare” e ti va di lasciare una recensione su Amazon basta cliccare qui.
"Accetto il caos, non sono sicuro che sia lui ad accettare me."
Bob Dylan
Sempre in viaggio per fare la Nostra Grande Differenza.
Grazie
Sebastiano
Condivido parola per parola.
"Fermarsi ad ascoltare è un atto di ribellione contro il caos, un momento di connessione autentica che può trasformare completamente la qualità delle nostre interazioni". Si tratta di saper stare nella relazione, e anche nel silenzio. E comunque Seba, qualche porto sicuro io penso che lo abbiamo, sta dentro di noi