COLLABORARE DA VICINO O DA LONTANO E' UGUALE?
La qualità della collaborazione conta più del luogo.
Un piccolo segno di ringraziamento per tutti voi. Un riepilogo per riunioni efficaci.
Un post che è stato molto apprezzato su Linkedin.
Il futuro si costruisce insieme: collaborazione e fiducia per crescere.
Affrontare il futuro da soli può sembrare una sfida insormontabile. Ma la chiave per garantire il successo non risiede nell'individualismo, bensì nella collaborazione.
Quando professionisti, aziende, collaboratori si uniscono, non solo riducono i rischi che ognuno porta sulle spalle, ma moltiplicano le opportunità.
Collaborare significa dividere i rischi. Ogni volta che ci uniamo, condividiamo la responsabilità di prevedere e prevenire potenziali problemi, facendo leva sulle esperienze e le risorse di tutti. Più siamo, più occhi vedono le difficoltà, e insieme possiamo affrontarle con soluzioni innovative, senza paura.
All'interno di un consorzio, persino tra concorrenti, il gioco di squadra può essere vincente. Identificare obiettivi comuni e specializzarsi in ciò che ognuno sa fare meglio crea complementarità, anziché competizione. In un mondo sempre più complesso, la specializzazione e la collaborazione non solo rendono più forti i singoli, ma garantiscono a tutti un futuro più sicuro.
È questo il potere della collaborazione: unire le forze per innovare, proteggersi reciprocamente e costruire un domani solido e stabile, insieme.
Riunioni efficaci. Un decalogo.
Sondaggio.
Collaborare per il futuro: ufficio, casa o entrambi?
Il cervello dietro lo smart working: impatti neurocognitivi e sfide del lavoro a distanza.
La parola di un amico esperto, Alessio Carciofi.
Stimolo stoico.
Strumenti digitali utili per la collaborazione.
Collaborare per il futuro: ufficio, casa o entrambi?
Negli ultimi anni, il dibattito sul luogo di lavoro è diventato uno dei temi più accesi all'interno delle aziende. Da una parte, giganti come Amazon stanno richiamando i dipendenti in ufficio, sottolineando l'importanza di cultura e collaborazione. Dall'altra parte, molti lavoratori hanno sperimentato i vantaggi del lavoro da remoto, sostenendo che la loro produttività non ne ha risentito, e che l'equilibrio vita-lavoro è migliorato grazie al tempo risparmiato nei trasferimenti.
La nuova sfida del ritorno in ufficio
Amazon è solo uno degli ultimi grandi nomi a riportare i dipendenti in ufficio a tempo pieno. A partire da gennaio 2025, l'azienda richiederà cinque giornate di presenza in ufficio, cancellando il modello ibrido implementato durante la pandemia. Questa mossa segue la riduzione progressiva delle giornate di lavoro da remoto, iniziata già nel 2022, e mira a rafforzare la cultura aziendale e migliorare la collaborazione tra i team. Il CEO Andy Jassy ha sottolineato che lavorare in presenza facilita l'apprendimento, il modellamento e il rafforzamento dei valori aziendali, oltre a migliorare la collaborazione e la connessione tra i colleghi.
Tuttavia, Amazon non è l'unica azienda a fare marcia indietro sul lavoro da remoto. Altre aziende tecnologiche di rilievo hanno preso decisioni simili, tra cui Meta, che ha richiesto il ritorno in ufficio per tre giorni a settimana a partire da settembre 2023. Persino Zoom, il simbolo della rivoluzione del lavoro da remoto, ha adottato un modello ibrido, chiedendo ai suoi dipendenti di rientrare in ufficio per alcune giornate settimanali.
Collaborazione: un ponte tra necessità diverse
Nel dibattito tra lavoro in ufficio e remoto, è chiaro che entrambe le parti hanno valide ragioni. Da una parte, le aziende sostengono che il ritorno in ufficio permette una migliore comunicazione, brainstorming più efficaci e un rafforzamento della cultura aziendale. Dall'altra, i lavoratori mettono in luce come il lavoro da remoto abbia migliorato la loro produttività e il benessere complessivo.
La chiave per risolvere questo apparente paradosso risiede nella qualità della collaborazione. Trovarsi nello stesso spazio fisico non garantisce automaticamente una migliore collaborazione. Ciò che conta davvero è come si lavora insieme. La fiducia, la trasparenza e la chiarezza degli obiettivi sono elementi centrali per il successo, indipendentemente da dove si lavori fisicamente.
Modelli collaborativi vincenti
Ecco alcuni punti chiave per promuovere una collaborazione efficace, sia in ufficio che da remoto:
Chiarezza delle aspettative: Che il team sia distribuito o in ufficio, è fondamentale avere obiettivi comuni chiari e responsabilità ben definite.
Fiducia reciproca: La fiducia è l'elemento collante. Anche a distanza, senza fiducia la collaborazione soffre. Amazon, ad esempio, ha sottolineato come la vicinanza fisica rinforzi la cultura, ma solo con una collaborazione basata su trasparenza e chiarezza si ottengono risultati concreti.
Strumenti adeguati: Sfruttare al meglio gli strumenti tecnologici per una comunicazione trasparente e immediata è cruciale per mantenere alta la collaborazione, sia in presenza che da remoto.
Cultura del feedback: Un feedback costruttivo e regolare è essenziale per mantenere la crescita dei team, evitando che tensioni o malintesi si accumulino, soprattutto quando la comunicazione è sporadica.
Verso un futuro collaborativo
Il futuro del lavoro non è una semplice scelta tra ufficio o remoto, ma una fusione di entrambi, basata sulla fiducia e sulla collaborazione intelligente. Come Amazon e altre aziende stanno dimostrando, non esiste una soluzione unica. La sfida per le aziende è costruire modelli collaborativi flessibili che possano prosperare in entrambi i contesti, bilanciando le necessità aziendali con quelle dei lavoratori.
E’ probabile che chi saprà creare un ambiente di lavoro fondato sulla fiducia e sulla trasparenza, utilizzando in modo intelligente sia spazi fisici che virtuali, troverà la chiave per il successo nel lungo termine.
Ancora una volta niente bianco o nero ma una sfumatura di grigio.
Il cervello dietro lo smart working: impatti neurocognitivi e sfide del lavoro a distanza.
"Nell'articolo "The Neuroscience of Smart Working and Distance Learning", pubblicato da Giuseppe Riva, Brenda K. Wiederhold e Fabrizia Mantovani nel 2021, si esplorano gli effetti del lavoro agile e dell'apprendimento a distanza attraverso lenti neuroscientifiche. Viene discusso come queste modalità influenzino la nostra esperienza quotidiana, toccando aspetti come la perdita del senso del luogo, l'alterazione delle dinamiche di leadership e mentoring, e l'impatto negativo sulla creatività e sul lavoro di gruppo. Attraverso l'analisi di processi cognitivi fondamentali, gli autori evidenziano come la semplice trasposizione del lavoro o dello studio in spazi virtuali possa erodere a lungo termine le identità professionali e scolastiche, richiedendo un ripensamento dell'uso della tecnologia in questi ambiti
Gli autori analizzano come queste modalità, amplificate dalla pandemia di COVID-19, influenzano tre pilastri fondamentali per l'apprendimento e il lavoro: il luogo fisico dedicato, la supervisione del capo o insegnante e la distribuzione del lavoro tra membri del team o della classe.
Il senso del luogo (placeness): L'assenza di un luogo fisico dedicato per il lavoro o lo studio altera il modo in cui il cervello codifica le esperienze. I neuroni GPS, responsabili della navigazione e della memoria autobiografica, non si attivano durante le videoconferenze, causando una sensazione di "placelessness". Questo fenomeno può portare a una ridotta identità sociale e professionale, nonché a un aumento del rischio di burnout.
Leadership e mentoring: La supervisione a distanza riduce la qualità della comunicazione empatica, poiché i neuroni specchio non ricevono gli stessi input sensoriali dalle videoconferenze come avverrebbe in presenza. Questo limita la capacità di leadership, mentoring e decision-making intuitivo, richiedendo un maggior dispendio di risorse cognitive e aumentando il rischio di errori e fatica mentale.
Dinamiche di gruppo e creatività: La sincronia cerebrale, cruciale per la performance di gruppo, è compromessa dall'assenza di contatto visivo e di attenzione congiunta nelle videoconferenze. Questo impatta negativamente sull'innovazione, la creatività e il coinvolgimento del team.
Gli autori concludono che semplicemente trasferire le attività lavorative e di apprendimento in piattaforme digitali non è una soluzione efficace a lungo termine. L'uso della tecnologia deve essere ripensato in modo creativo per supportare meglio l'esperienza collettiva, ad esempio con l'introduzione di comunità di pratica e strumenti come la realtà virtuale, che potrebbero compensare alcune delle limitazioni neurologiche delle attuali piattaforme di videoconferenza.
Come dire che anche in questo caso ognuno deve trovare una customizzazione che renda adeguata la soluzione. E anche in questo caso niente bianco o nero ma un’altra sfumatura di grigio.
"La parola di un amico esperto : Alessio Carciofi".
Alessio Carciofi dal 2009 è consulente di marketing digitale ed è riconosciuto nel campo della formazione e accreditato in università, master ed eventi come speaker ed esperto di riferimento. Nel 2015 fonda la prima realtà in Italia ad occuparsi di Digital Detox.
Quando posso chiedo contributi ad amiche ed amici che stimo e che hanno competenza. In questo caso ho chiesto ad Alessio, un carissimo e preparato amico, di potere avere un suo articolo sul tema che affrontiamo in questo numero , eccolo :
Durante la mia intervista con Irene Scalise di La Repubblica di oggi, abbiamo discusso del tempo che passiamo nelle video call e di quanto tempo si rischia di sprecare in riunioni virtuali. Ma per me, il vero problema non è nelle riunioni in sé, bensì in qualcosa di molto più profondo e strutturale.
Partiamo dalla notizia.
Amazon ha deciso di dire addio allo smartworking, e con questa mossa sembra che ci stiamo lasciando alle spalle anni di innovazione culturale nel mondo del lavoro.
È davvero possibile che, dopo tutto ciò che abbiamo vissuto, torniamo a dire che lo smartworking non abbia cambiato le regole del gioco?
Il punto non è tanto se lo smartworking funziona o aumenta la produttività.
Si tratta di una rivoluzione culturale, ma non è per tutti.
Pensiamo ai lavoratori su turni o agli artigiani: per loro il lavoro da remoto non è una soluzione praticabile, proprio come trent'anni fa la cassa elettronica non lo era per il negoziante sotto casa.
Ma per altre categorie, lo smartworking è stato una vera manna dal cielo. Pensiamo alle neo-mamme, ai caregiver o anche alla Generazione Z, che ha dimostrato un'eccellente capacità di adattamento a questo nuovo modello di lavoro.
Lo smartworking non fallisce perché facciamo troppe riunioni.
Fallisce perché manca una leadership e una cultura in grado di trasmettere non solo l'importanza della produttività (l'output), ma anche quella del coinvolgimento (l'input).
Cosa fa un'azienda per farmi sentire parte di essa?
Se il processo di onboarding è completamente delegato all'intelligenza artificiale, come posso percepire il purpose, l'energia dell'azienda?
Come può un'azienda accendere in me quel "fuoco sacro" che mi fa sentire parte integrante di un team?
Più che di intelligenza artificiale, abbiamo bisogno di misure che riducano la SOLITUDINE ARTIFICIALE, perché l'umano ha bisogno di riconnettersi alla sua vera natura, eliminando così ogni barriera alla connessione umana con tutto ciò che lo circonda.
Possiamo aggiungere l'AI, certo, ma non dimentichiamoci di investire nel "software umano".
La vera domanda non è il numero di riunioni, ma l'isolamento all'interno dei team e una cultura aziendale che deve cambiare.
Il punto non è scegliere se tornare indietro o andare avanti.
Andare avanti fa parte della nostra natura, una natura che si nutre anche di "humus".
Pertanto, ritengo che sia fondamentale andare in profondità e affrontare con consapevolezza le sfide del futuro.
A.C.
Grazie Alessio . Ecco dove trovarlo.
https://www.alessiocarciofi.com/
Stimolo stoico. Non abbiamo l’eternità per fare ciò che desideriamo.
Uno strumento interessante per calcolare la propria aspettativa di vita e un pungolo a fare qualcosa lo trovate quei sotto. La mia aspettativa sembra essere di 89, quindi teoricamente devo cavarmela ancora per 29 anni. Tanto e poco allo stesso tempo.
https://www.blueprintincome.com/
( per convertire le misure di peso ed altezza visita la home page di Google, poi digita convertitore di misura nella barra di ricerca al centro e fai clic su Cerca con Google Apparirà il convertitore nella parte alta della pagina dei risultati delle ricerche).
Spero ti sia piaciuto questo numero e se hai suggerimenti commenta.
Se sei curiosa/o e vuoi sapere di piu su con chi lavoro e sugli eventi tenuti nelle aziende e in pubblico ecco https://www.linkedin.com/company/la-grande-differenza/posts/
Sempre in viaggio per fare la nostra Grande Differenza.
Grazie
Sebastiano
Click Up - App per il lavoro.
Una app collaborativa interessante da conoscere.
Ecco i punti chiave per cui ClickUp merita attenzione:
Tutto in uno: ClickUp centralizza le attività, le chat, i documenti e i report in un'unica piattaforma.
Personalizzazione : Opzioni di personalizzazione per dashboard, liste di attività e automazioni.
Integrazione con tutto il resto: ClickUp non sostituisce, si integra. Si collega facilmente con app come Google Drive, Slack, Zoom e molte altre.
Per concludere, ClickUp sembra essere una piattaforma da conoscere.
N.B. Questa non è un ADV.
"Nel mondo del lavoro da remoto, la chiave non è dare priorità a ciò che è in programma, ma pianificare le proprie priorità". Stephen Cove