Collaborare ora che l'eta media cresce: Opportunità e sfide della longevità professionale e una nota sull'importanza dei clienti.
Come generazioni, esperienze e visioni si intrecciano per costruire un futuro di collaborazione sostenibile nel mondo del lavoro.
Siamo tutti in viaggio.
Cara lettrice, caro lettore,
siamo in tanti ormai qui. 3.600 persone, 3.600 anime che si chiedono come si evolverà il lavoro e la collaborazione. Farò di tutto per dare sempre più spunti, idee, link e riflessioni utili per garantirsi un futuro più sicuro e stabile.
Il mondo del lavoro sta cambiando profondamente, e con esso cambia anche il modo in cui viviamo e collaboriamo. Siamo di fronte a una rivoluzione silenziosa, guidata da una longevità senza precedenti e da un mercato in continua evoluzione.
In questa newsletter esploreremo alcuni temi fondamentali per costruire un futuro collaborativo sostenibile.
Non si tratta solo di adattarsi, ma di ripensare il modo in cui viviamo il lavoro e le relazioni, rendendo questo tempo esteso un’occasione per crescere e contribuire al benessere collettivo.
Buona lettura e benvenuta/o nel viaggio verso un nuovo modello di collaborazione e anche di longevità.
In questa edizione:
Ho 60 anni e probabilmente lavorerò fino a 70: vi racconto perché forse non è una condanna.
Pericolo ageismo: trasformare le differenze d’età in valore e opportunità.
Quando i KPI ostacolano la collaborazione (e scontentano i clienti).
Ho 60 anni e probabilmente lavorerò fino a 70: vi racconto perché forse non è una condanna.
La metamorfosi demografica: una nuova visione del tempo e della vita nel terzo quarto dell'esistenza.
Mi chiamo Sebastiano Zanolli, sono nato nel 1964 - l'anno del boom demografico italiano - e da sempre mi occupo di collaborazione e sviluppo nelle organizzazioni. Non è un caso che questo tema mi tocchi così profondamente: appartengo a quella generazione che si trova a dover reinventare il proprio ruolo nel mercato del lavoro. Siamo i pionieri di una nuova era professionale, quella che ci vedrà attivi, volenti o nolenti, fino a 70 anni e oltre. Il terzo quarto, che va dai 50 ai 75 anni.
La mia missione quotidiana, che entra nel grande universo di come si fa a collaborare mentre si lavora, è proprio questa: trovare e condividere chiavi di lettura per trasformare quella che potrebbe sembrare una condanna in un'opportunità di crescita personale e professionale.
Non si tratta solo di "rimanere" sul mercato del lavoro, ma di viverci bene, di trovare un senso profondo in questo tempo esteso della vita professionale, almeno finchè il modello di mercato rimarrà questo.
C'è un dunque momento in cui i numeri smettono di essere fredde statistiche e diventano storie umane.
È successo durante gli Stati Generali della Terza Età a Vicenza, nelle giornate del 6 e 7 dicembre 2024. L’evento, moderato dall’amico Luca Ancetti, ha offerto uno sguardo approfondito sulla trasformazione demografica, con un focus particolare sul Veneto, una regione che rappresenta un microcosmo delle sfide e opportunità del cambiamento globale.
Ho pensato che con le dovute attenzioni l'approfondimento potesse essere di interesse per tutti coloro che abitano lo Stivale.
Il professor Vittorio Filippi, sociologo di grande sensibilità che insegna alla Ca' Foscari di Venezia e all'Università di Verona, ha dipinto un affresco del nostro futuro che merita di essere raccontato.
Un futuro purtroppo fatto di denatalità, longevità estrema, giovani in fuga e solitudine diffusa.
Le coordinate del cambiamento delineate dal professor Filippi
1. Denatalità: il grande silenzio delle culle
Era il 1964 quando l'Italia festeggiava oltre un milione di nuove nascite. Oggi quel numero si è sgretolato, ridotto a meno di un terzo. Non è solo questione di statistiche: ogni culla vuota racconta di pensioni più fragili, di un tessuto economico che si assottiglia, di un futuro che chiede di essere ripensato. Il Veneto, in particolare, vive questa trasformazione sulla propria pelle, come una ferita silenziosa ma profonda.
2. Longevità: nuove frontiere e nuove sfide
Il Veneto si scopre terra di centenari, con un'aspettativa di vita che sfida i record nazionali.
I centenari (100-104 anni) non sono più eccezioni statistiche, ma pionieri di una nuova era dove l'età non è più un limite invalicabile. I semi-supercentenari (105-109 anni) e i supercentenari (110+ anni) ridisegnano i confini del possibile, costringendoci a ripensare il significato stesso del lavoro e delle relazioni sociali.
Ma c'è un paradosso: mentre molti sognano una pensione anticipata, il sistema economico ci sussurra che è tempo di reinventare il concetto stesso di lavoro nella terza e quarta età.
3. Esodo giovanile: la perdita del capitale umano
Diecimila. È il numero di veneti che ogni anno cercano fortuna altrove. Non è solo una cifra, è il racconto di:
Una regione che vede sfumare il proprio futuro
Un territorio che deve reinventarsi per non perdere i suoi talenti
Un'opportunità nascosta di creare reti professionali più ampie e innovative
4. La solitudine: la matematica del vuoto
Il 2043 ci presenta uno scenario che fa riflettere: il 37% delle famiglie venete sarà composto da persone sole, principalmente donne che hanno visto partire i propri cari. Il mondo del lavoro deve rispondere con:
Spazi professionali dove le relazioni umane sono al centro
Un ponte generazionale tra l'esperienza dei senior e l'energia dei giovani
Politiche aziendali che costruiscano comunità, non solo profitto
Le mie riflessioni: il lavoro come antidoto alla crisi demografica
Ascoltando Filippi, mi sovviene una verità scomoda: il lavoro, spesso visto come catena da cui liberarsi, potrebbe essere la chiave per dare senso al tempo che scorre. Inoltre mi viene da pensare che il concetto di lavoro potrebbe subire una trasformazione significativa. Potremmo assistere a una maggiore valorizzazione di ruoli che oggi non consideriamo centrali, come ad esempio quelli legati all'assistenza.
Questo cambiamento potrebbe portare a una riconsiderazione delle priorità sociali e a un riconoscimento economico di attività che migliorano la qualità della vita delle persone solo per fare un esempio della variabilità che ci aspetta e che noi over 50 a volte facciamo fatica ad immaginare.
L'insostenibilità del sistema pensionistico
Il sogno della pensione anticipata si scontra con una realtà che non fa sconti:
Una vita più lunga significa pensioni da sostenere più a lungo
Meno giovani al lavoro significa meno risorse per tutti
La soluzione non è fuggire dal lavoro, ma trasformarlo in opportunità di crescita.
Capisco come alcuni potrebbero sentirsi toccati da queste riflessioni, pensando di aver già fatto la loro parte e di aver versato i contributi necessari.
Direi che è importante però riconoscere che le condizioni cambiano e non sempre sono allineate con le nostre aspettative individuali.
In un contesto di trasformazione demografica e sociale a cui abbiamo generazionalmente partecipato come causa , è fondamentale adattarsi e trovare nuove opportunità di crescita e contribuzione, anche se ciò significa ripensare il proprio ruolo nella società.
Il ruolo del lavoro tra i 50 e i 70 anni
Per chi naviga nel terzo quarto tempo della vita, il lavoro può diventare:
Un teatro dove mettere in scena l'esperienza accumulata
Un luogo dove tessere nuove relazioni significative
Un modo per contribuire attivamente al benessere collettivo
Un nuovo approccio alla longevità: vivere il tempo con pienezza
Come ricorda Filippi, citando Seneca: "Vive a lungo chi ha speso bene il suo tempo." Nel contesto attuale, questo significa:
Vedere la pensione non come un traguardo, ma come una porta verso nuove possibilità
Creare ponti tra generazioni, dove esperienza e innovazione si fondono
Trasformare il lavoro da peso a opportunità di connessione e crescita
I numeri raccontano una realtà in trasformazione: vivremo e lavoreremo più a lungo. È un dato di fatto, non una previsione. Ho visto aziende che hanno già iniziato a cogliere questa opportunità, creando spazi dove l'esperienza dei senior diventa risorsa preziosa e dove le diverse generazioni costruiscono insieme il futuro.
La sfida che abbiamo davanti non è semplicemente quella di resistere nel mondo del lavoro. È quella di costruire un nuovo modello di sviluppo professionale, dove l'età diventa un punto di forza e non un limite. Dove le competenze accumulate si trasformano in valore per sé e per gli altri.
Ne parleremo ancora.
Un grazie sentito al professor Filippi per la sua visione e a Luca Ancetti per aver guidato questa conversazione.
#lavorareècollaborare #terzoquarto
Pericolo Ageismo. Trasformare le differenze d'età.
"Non sono troppo vecchio per questo lavoro." (Manager, 52 anni).
"Non sono troppo giovane per questo ruolo." (Team leader, 24 anni).
Stesse paure, età diverse.
L'ageismo, quindi gli stereotipi, i pregiudizi e le discriminazioni in base all'età anagrafica, è l'unico pregiudizio che (se siamo fortunati) ci colpirà tutti ( se non ci ha già colpito da giovani )
Ma le indagini mostrano come aziende multigenerazionali, se ben gestite, aumentano la produttività.
Ecco allora una conversazione fantascientifica tra me e me, a distanza di 35 anni.
S60: Ti vedo concentrato su quella presentazione con 47 slide...
S25: E tu come lo sai che sono 47?
S60: La sintesi è un'arte che si conquista con l'esperienza. Ne bastano 12.
S25: Come si resta rilevanti in un mondo che cambia ?
S60: La rilevanza non è un punto d'arrivo, ma una capacità che si rinnova ogni giorno. È saper leggere un problema nuovo con occhi freschi ma mente esperta. È capire che l'esperienza non serve a dare le stesse risposte di sempre, ma a trovare quelle giuste più velocemente. Chi resta rilevante è chi sa che ogni problema è una prima volta, anche dopo trent'anni di lavoro.
S25: E quindi che strategie?
S60: Buona domanda, ecco tre strategie concrete che avrei voluto conoscere alla tua età:
Costruisci un "portafoglio di competenze misto".
30% competenze tecniche del tuo settore.
40% capacità relazionali e di comunicazione.
30% competenze innovative ed emergenti.
Sviluppa una "rete di contatti multi-età".
Crea connessioni con almeno tre generazioni diverse.
Stabilisci due rapporti di scambio reciproco all'anno.
Partecipa a progetti che coinvolgono diverse fasce d'età.
Adotta un "modello di apprendimento tripartito".
70% esperienza sul campo
20% confronto e affiancamento
10% formazione strutturata
S25: Allora anche io ho qualcosa da insegnarti.
Ecco alcune prospettive dalla mia generazione:
La rapidità come competenza distintiva.
La prontezza decisionale è cruciale nei mercati veloci.
L'innovazione nasce dall'equilibrio tra coraggio e analisi.
La tecnologia come mentalità.
Non serve conoscere ogni strumento, ma capirne la logica.
La capacità di adattamento tecnologico è la vera competenza
Le differenze come risorsa.
Le diverse prospettive generazionali generano soluzioni migliori.
Il confronto costruttivo crea valore.
E credimi, non è una questione anagrafica...
S60: No, hai ragione, è una questione di approccio.
Epilogo statistico: gli esseri umani hanno una curiosa abitudine di mettere numeri sulle capacità delle persone. Di solito questi numeri coincidono con la loro data di nascita.
Epilogo poetico: due colleghi si incontrano alla macchinetta del caffè. Uno ha le rughe, l'altro i capelli. Entrambi hanno paura di diventare irrilevanti.
Epilogo pratico: in qualche ufficio, ora, qualcuno sta decidendo che sei troppo giovane o troppo vecchio per qualcosa.
Non aspettare. Agisci.
Quando i KPI ostacolano la collaborazione (e scontentano i clienti).
Nelle aziende, spesso si parte con grandi obiettivi: crescere, innovare, conquistare nuovi mercati. Questi obiettivi vengono poi suddivisi in KPI—indicatori chiave di performance—per monitorare i progressi. Tuttavia, se i KPI non sono progettati con attenzione, possono creare barriere tra i reparti, ostacolando la collaborazione e, di conseguenza, influenzando negativamente l’esperienza del cliente.
Un esempio pratico:
Il team di sviluppo è valutato in base alla rapidità con cui lancia nuovi prodotti, mentre il servizio clienti è misurato sulla velocità di risposta alle richieste. Se questi reparti non comunicano efficacemente, il risultato potrebbe essere il lancio di prodotti con difetti, aumentando il carico di lavoro del servizio clienti. Di conseguenza, nonostante i KPI interni siano soddisfatti, i clienti rimangono insoddisfatti.
Come garantire che i KPI promuovano la collaborazione e migliorino la soddisfazione del cliente?
È fondamentale che i KPI riflettano l’impatto sul cliente. Ad esempio, il Net Promoter Score (NPS), sviluppato da Fred Reichheld nel 2003, misura la probabilità che un cliente raccomandi l’azienda a terzi, fornendo un’indicazione della lealtà del cliente. Un’altra metrica utile è il Customer Satisfaction Score (CSAT), che valuta direttamente il livello di soddisfazione del cliente riguardo a un prodotto o servizio specifico.
Queste metriche non sono concetti nuovi, ma rimangono strumenti efficaci per allineare gli obiettivi interni con le aspettative dei clienti. Tuttavia, esistono anche altre metriche che possono essere adottate, a seconda delle specifiche esigenze dell’azienda. L’importante è scegliere indicatori che promuovano la collaborazione tra i reparti e mettano al centro la soddisfazione del cliente.
Quindi :
Per evitare che i KPI diventino ostacoli alla collaborazione, è essenziale progettare indicatori che riflettano l’impatto sul cliente e promuovano il lavoro di squadra. Così facendo, non solo si migliora l’efficienza interna, ma si garantisce anche un’esperienza positiva per il cliente.
#lavorareècollaborare #lagrandedifferenza
Perché due pagine LinkedIn? Una scelta di ordine (e di buon senso)
qualcuno di voi potrebbe essersi chiesto: Perché Sebastiano gestisce due pagine su LinkedIn?
Non perché ami complicarmi la vita (non sempre, almeno), ma perché penso che ci siano due modi complementari di condividere il mio lavoro e le mie idee, e che ognuno meriti il proprio spazio.
1. La pagina personale, Sebastiano Zanolli
Qui pubblico riflessioni, spunti e idee su temi che mi appassionano: la collaborazione nei team, la gestione dei conflitti senza far volare cartelline, la motivazione personale e collettiva. È uno spazio per approfondire e ispirare, dedicato a chi vuole lavorare meglio, crescere e aiutare gli altri a fare altrettanto.
2. La Grande Differenza Sebastiano Zanolli
Questa è la pagina dedicata alla mia attività professionale: cosa faccio nei progetti con le aziende, quali eventi pubblico, dove porto la mia voce e le mie competenze. È il dietro le quinte del mio lavoro di tutti i giorni, per chi è curioso di sapere come trasformo le idee in pratica.
Perché due pagine? Perché credo che i contenuti vadano distinti dalla promozione personale, che a volte su LinkedIn può confondere le acque. Qui si parla di temi e ispirazioni, lì si racconta cosa faccio nel concreto.
Se siete curiosi di vedere la mia attività professionale, vi invito a seguire La Grande Differenza. Sarò felice di condividere con voi il mio percorso.
Spero ti sia piaciuto questo numero e se hai suggerimenti commenta.
Se per caso sei capitato qui per errore spero che la newsletter sia una piacevole sorpresa. Se invece non è un argomento per te interessante sappi che è stato comunque un piacere per me che le nostre strade si siano incrociate e spero si incrocino ancora.
Sempre in viaggio per fare la nostra Grande Differenza.
Grazie
Sebastiano
"È affascinante rendersi conto che solo un quarto del modo in cui invecchi è determinato geneticamente.” Scott & Gratton 2020 The New Long Life: A Framework for Flourishing in a Changing World
NPS noi lo usiamo con successo da circa 15 anni a livello global, ci permette di capire cosa davvero serve al cliente, cosa apprezza e cosa no, e ci permette di fare iniziative di improvement efficaci :)
Grazie per tutti i contenuti molto interessanti, buona giornata Sebastiano e a tutti i lettori
Ciao Sebastiano, leggo sempre con grande interesse i tuoi scritti! Io sono una persona che ha già superato la fascia di età pensionabile. Ebbene sto continuando a lavorare sempre con grande interesse e curiosità. Il lavoro mi permette di relazionarmi con le mie clienti e di fare crescere i miei stimoli e la mia vitalità e di confrontarmi con la realtà che mi circonda. Ciao e buona settimana!