PER UN TEAM COLLABORARE SIGNIFICA CREDERE IN UN FUTURO COMUNE. COME SI FA A FARLO ACCADERE?
Costruire relazioni basate su fiducia, rispetto e obiettivi condivisi per generare valore collettivo è un mestiere o forse una vocazione e di solito nessuno te lo insegna ma tutti te lo chiedono.
Il futuro si costruisce insieme: collaborazione e fiducia per crescere.
Affrontare il futuro da soli può sembrare una sfida insormontabile. Ma la chiave per garantire il successo non risiede nell'individualismo, bensì nella collaborazione.
Quando professionisti, aziende, collaboratori si uniscono, non solo riducono i rischi che ognuno porta sulle spalle, ma moltiplicano le opportunità.
Collaborare significa dividere i rischi. Ogni volta che ci uniamo, condividiamo la responsabilità di prevedere e prevenire potenziali problemi, facendo leva sulle esperienze e le risorse di tutti. Più siamo, più occhi vedono le difficoltà, e insieme possiamo affrontarle con soluzioni innovative, senza paura.
All'interno di un consorzio, persino tra concorrenti, il gioco di squadra può essere vincente. Identificare obiettivi comuni e specializzarsi in ciò che ognuno sa fare meglio crea complementarità, anziché competizione. In un mondo sempre più complesso, la specializzazione e la collaborazione non solo rendono più forti i singoli, ma garantiscono a tutti un futuro più sicuro.
È questo il potere della collaborazione: unire le forze per innovare, proteggersi reciprocamente e costruire un domani solido e stabile, insieme.
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Quando anche le renne collaborano.
“Group-mindedness”: la capacità di pensare e agire come parte di un gruppo.
Il potere nel Nunchi.
Come integrare l'A.I. senza perdere il senso di collaborazione e destino comune in azienda
Quando anche le renne collaborano.
“Il girotondo delle renne al circolo polare artico: il video è stato registrato con un drone nella provincia russa di Murmansk. Si vede una mandria di renne muoversi in un vortice ipnotico. All'interno dell'occhio, nello spazio vuoto al centro, trovano rifugio gli esemplari più vulnerabili (quelli più giovani oppure le femmine con i loro piccoli) che vengono “protetti” dalla massa roteante. Si tratta, dicono gli zoologi, di una strategia difensiva delle mandrie di renne: corrono in cerchio formando un vortice per respingere eventuali predatori”. da https://www.instagram.com/corriere/
“Group-mindedness”: la capacità di pensare e agire come parte di un gruppo.
Ho recentemente letto un approfondito articolo di Michael Tomasello e colleghi che mi ha colpito per la sua chiarezza nel spiegare come si è evoluta la cooperazione umana, e penso possa offrire spunti utili anche per il mondo aziendale di oggi. Condivido con voi alcune riflessioni che potrebbero fare la differenza nel nostro modo di lavorare insieme.
Breve sintesi.
Il punto centrale del paper non è tanto il tradizionale altruismo, quanto la collaborazione mutualistica.
Secondo l'Ipotesi dell'interdipendenza, gli esseri umani, nel corso dell'evoluzione, hanno sviluppato un tipo di di raccolta obbligatoria in cui la sopravvivenza era possibile solo collaborando con gli altri.
Questo ha portato a una serie di nuove capacità cognitive e motivazionali, come la joint intentionality (intenzionalità condivisa), che ci rende capaci di coordinare i nostri sforzi per raggiungere obiettivi comuni, superando l'individualismo.
Ma ciò che mi ha davvero colpito è il concetto di group-mindedness, ossia la capacità di pensare e agire come un gruppo. Questo modo di pensare è emerso in risposta alla competizione tra gruppi durante l'evoluzione, e ha portato alla creazione di norme sociali, convenzioni culturali e istituzioni che stabilizzano la cooperazione a livello di gruppo.
Non basta essere un buon collaboratore con chi ci è vicino, dobbiamo anche contribuire attivamente alla salute e al funzionamento dell'intero sistema sociale.
Punti principali:
Cooperazione su piccola scala: Questa non è basata solo su legami familiari o reciprocità, come nella maggior parte delle specie di primati. La teoria proposta suggerisce che il cambiamento ecologico ha portato gli esseri umani a uno stile di vita interdipendente, in cui la collaborazione (specialmente nella ricerca del cibo) ha favorito lo sviluppo di nuove capacità cognitive e motivazioni, come l'intenzionalità condivisa.
Questo nuovo stile di vita ha portato anche allo sviluppo di legami riproduttivi più stabili e a una cura cooperativa della prole, il che ha contribuito all'aspetto emotivo-motivazionale della cooperazione.
Tuttavia, le capacità cognitive e sociali specifiche degli esseri umani non derivano solo da una cooperazione nella cura dei figli, come ipotizzato da altre teorie, ma dalla necessità di coordinarsi verso obiettivi comuni e comunicare abilità e tecnologie complesse.
Cooperazione a livello di gruppo: Costruita sulle fondamenta della collaborazione su piccola scala, la cooperazione di gruppo richiede una nuova mentalità in cui si forma un "noi" collettivo. Questo pensiero è nato probabilmente come risposta alla competizione tra gruppi, dove ogni gruppo doveva proteggere i propri membri e stabilire norme e convenzioni culturali.
La selezione culturale di gruppo ha giocato un ruolo fondamentale in questa fase, rafforzando il senso di cooperazione all'interno del gruppo. Tuttavia, la selezione culturale non spiega l'evoluzione delle capacità cognitive necessarie per la collaborazione, che dipendeva da fattori precedenti.
Sfide della cooperazione: La cooperazione richiede la soppressione di tendenze egoistiche, come il monopolio delle risorse o il "free riding" (ossia sfruttare gli sforzi degli altri senza contribuire). Questo comportamento è regolato dalla selezione sociale: gli individui con una cattiva reputazione vengono evitati, spingendo ciascuno a essere un buon partner collaborativo.
A livello di società, questa logica di interdipendenza porta alla cooperazione tra tutti i membri, specialmente quando le società si trovano in competizione tra loro.
Collaborazione nei bambini e negli altri primati: studi comparativi mostrano che i bambini umani hanno competenze specifiche per la collaborazione e la comunicazione cooperativa che non si trovano in altri grandi primati. Questo, secondo la teoria, è un riflesso delle sfide presentate dalla collaborazione nella ricerca del cibo.
Questo approccio è rilevante anche nel mondo del lavoro di oggi. Per esempio:
Sviluppare una cultura del feedback reciproco: proprio come i nostri antenati selezionavano i migliori collaboratori per il bene della comunità, oggi dobbiamo creare ambienti in cui i team possano valutarsi e migliorarsi a vicenda, premiando chi favorisce la collaborazione.
Costruire fiducia nel lungo termine: come mostra lo studio, la cooperazione si mantiene solo se c’è fiducia reciproca. Nei team moderni, dobbiamo impegnarci a creare rapporti basati su trasparenza e integrità, evitando il citato "free riding".
Imparare a gestire i conflitti: durante l’evoluzione, la reputazione di essere un buon collaboratore era fondamentale. Oggi, il modo in cui risolviamo i conflitti è cruciale per mantenere la fiducia e consolidare un team.
Come possiamo applicare questi principi oggi?
Definisci obiettivi condivisi e assicurati che tutti nel team ne siano consapevoli. Come nell'intenzionalità condivisa, ogni membro del team deve sapere qual è lo scopo comune e come il suo ruolo contribuisce al successo collettivo.
Premia il comportamento cooperativo, non solo il risultato individuale. Creare un ambiente in cui la collaborazione è valorizzata è essenziale per costruire team solidi e interdipendenti.
Sii consapevole della tua reputazione come collaboratore. Lavorare con integrità e mantenere le promesse è il miglior modo per essere scelto come partner nei progetti futuri.
L’evoluzione della cooperazione umana ci insegna che collaborare non è mai stato semplice, ma è l’unica via per il successo a lungo termine, sia nell'evoluzione della specie che nelle nostre aziende. Dobbiamo fare in modo che ognuno di noi non solo contribuisca, ma sostenga anche gli altri nel farlo.
Conclusione:
La cooperazione umana è frutto di un'evoluzione complessa che coinvolge sia adattamenti cognitivi sia motivazionali, legati alla necessità di sopravvivere attraverso l'interdipendenza. Sebbene gli esseri umani abbiano sviluppato abilità uniche per sostenere la cooperazione, questa rimane difficile da mantenere su scala sociale, dimostrando quanto sia complesso costruire e preservare l'armonia all'interno di organismi sociali complessi.
Che ne pensate? Quali altre strategie possiamo adottare per costruire team più cooperativi e interdipendenti?
(Michael Tomasello, Alicia P. Melis, Claudio Tennie, Emily Wyman, e Esther Herrmann - Two Key Steps in the Evolution of Human Cooperation).
"Il potere nel Nunchi. L'arte coreana di convincere gli altri in modo efficace e amichevole".
In 3 minuti ciò che ho compreso dell'arte coreana di leggere tra le righe per andare d'accordo.
Le ferie sono finite, e ora ci tocca affrontare riunioni, email accumulate e, soprattutto, i colleghi. Alcuni ci faranno piacere, altri... beh, un po' meno.
È qui che entra in gioco il Nunchi, un concetto chiave nella cultura coreana, che ho scoperto tramite il libro "Il potere nel nunchi. L'arte coreana di convincere gli altri in modo efficace e amichevole" di Euny Hong. Newton Compton Editori Srl.
Il Nunchi è una pratica coreana che si può tradurre come "forza/potere dell'occhio" per imparare a leggere tra le righe e interpretare i segnali non verbali. Questa abilità, coltivata in Corea da migliaia di anni, serve a promuovere fiducia, armonia e connessione, proteggendo dal dolore emotivo.
È come se riuscissimo a captare le dinamiche nascoste tra le persone attraverso gesti, silenzi, espressioni facciali e addirittura l’assenza di parole.
In Corea, dove la comunicazione è "ad alto contesto", molto passa attraverso ciò che non viene detto.
Questa abilità, affinata fin da piccoli, diventa uno strumento potentissimo per costruire fiducia, evitare conflitti e collaborare meglio.
La buona notizia? Il Nunchi si può sviluppare con pratica.
Ecco alcuni pilastri di questa arte coreana che prendiamo a prestito nella speranza che porti bene nei nostri luoghi di lavoro:
1. Ascolto attivo e osservazione non verbale: Il Nunchi si basa sulla capacità di cogliere segnali sottili, come gesti e cambiamenti di espressione.
2. Non giudicare rapidamente: Un'altra parte fondamentale del Nunchi è osservare senza pregiudizi o ipotesi. Questo consente di comprendere meglio le dinamiche sociali senza trarre conclusioni affrettate, facilitando relazioni più armoniose e costruttive.
3. Empatia e adattamento: Essere empatici significa mettersi nei panni degli altri e cercare di capire i loro stati d'animo e motivazioni. Il Nunchi richiede di adattare rapidamente il proprio comportamento in base alle circostanze, in modo da non creare tensioni e migliorare le interazioni.
4. Essere presenti e consapevoli: Una delle sfide maggiori è rimanere consapevoli di ciò che accade nel presente.
5. Tecniche di miglioramento continuo: Hong suggerisce di praticare costantemente l'ascolto attivo, chiedendo feedback e riflettendo sulle proprie interazioni per migliorare nel tempo.
6. E poi le buone maniere sono fondamentali. Il rispetto e la gentilezza facilitano le collaborazioni. Anche un semplice “Buongiorno” può fare la differenza nel creare armonia.
Nell'immagine un po' di consigli pratici ulteriori che ho sistematizzato per facilità.
Come integrare l'A.I. senza perdere il senso di collaborazione e destino comune in azienda.
L’adozione dell’intelligenza artificiale (AI) in azienda porta indubbiamente vantaggi in termini di efficienza e produttività, ma può anche causare una disconnessione tra le persone e il loro senso di appartenenza a un destino comune. Per chi è responsabile dell'implementazione della AI, come manager o leader di progetto, è cruciale evitare che l’automazione porti a un'erosione del tessuto collaborativo e alla perdita di un obiettivo condiviso.
Ecco tre consigli operativi per mantenere un forte senso di coesione e visione comune:
1. Promuovere interazioni umane autentiche
Anche con l’introduzione dell’AI, è essenziale creare spazi dedicati alle interazioni tra le persone. L’automazione può aiutare a liberare tempo, ma quel tempo va reinvestito in attività collaborative, come brainstorming e riunioni periodiche. Incoraggiare il confronto tra colleghi, magari su come usare l’AI per potenziare il lavoro, mantiene viva la riflessione umana e contribuisce a rafforzare il senso di team. Come sottolineato da Mollick, l'AI può aumentare la produttività, ma le interazioni autentiche sono fondamentali per mantenere la fiducia e la collaborazione.
2. Integrare la formazione continua
L’adozione dell’AI richiede un investimento costante in formazione. I responsabili devono assicurarsi che tutti i dipendenti abbiano le competenze necessarie per utilizzare questi strumenti, riducendo il divario tra chi sa sfruttare l’AI e chi no. Questo evita la polarizzazione interna e permette a tutti di sentirsi parte del futuro dell’azienda. Creare percorsi di sviluppo che abbraccino sia competenze tecniche che capacità di collaborazione, enfatizzando l’importanza di lavorare in team per un obiettivo comune, è essenziale per evitare frammentazioni(
3. Riconoscere l’impatto umano
Anche se alcune decisioni possono essere affidate all’AI, è fondamentale che il processo decisionale critico rimanga umano. Come suggerisce Marion Fourcade, la fiducia nelle istituzioni e nelle persone viene minata quando si sospetta che i giudizi siano generati da algoritmi
I leader devono comunicare chiaramente quando e perché una decisione è presa dall’uomo, valorizzando la riflessione umana dietro ogni scelta strategica. Questo non solo preserva l’autenticità, ma rinforza il senso di responsabilità e appartenenza al destino dell’organizzazione.
Implementare l’AI in azienda non deve significare sacrificare l’obiettivo comune o il legame tra i dipendenti. Con una gestione attenta, è possibile ottenere i benefici dell’AI senza compromettere la coesione interna.
Ethan Mollick
Professore alla Wharton School, Ethan Mollick si occupa di innovazione e imprenditoria. È noto per il suo lavoro sull'intelligenza artificiale e il suo impatto sulla produttività, dimostrando come gli strumenti AI possano migliorare la qualità e velocità del lavoro.
Marion Fourcade
Marion Fourcade è professoressa di sociologia all'Università della California, Berkeley. Studia l'impatto sociale dell'AI, con particolare attenzione ai nuovi regimi di classificazione digitale e alle loro implicazioni morali.
Spero ti sia piaciuto questo numero e se hai suggerimenti commenta.
Sempre in viaggio per fare la nostra Grande Differenza.
Grazie
Sebastiano
"Abbiamo portato in tutti i paesi della comunità le nostre armi segrete: i libri, i corsi culturali, l'assistenza tecnica nel campo della agricoltura. In fabbrica si tengono continuamente concerti, mostre, dibattiti. La biblioteca ha decine di migliaia di volumi e riviste di tutto il mondo. Alla Olivetti lavorano intellettuali, scrittori, artisti, alcuni con ruoli di vertice. La cultura qui ha molto valore".
Adriano Olivetti
Buongiorno Sebastiano, sono completamente d’accordo con quanto hai scritto nella tua newsletter a proposito della fiducia e della collaborazione.
In effetti, è stato sottolineato da numerosi autori, che un contesto aziendale basato sulla fiducia e sulla collaborazione è in grado di influire positivamente sulle performance finanziarie di una azienda. Simon Sinek, nel suo libro “The infinite game” che tu hai citato nel tuo libro “Lavorare è collaborare”, sostiene anzi che le performance finanziarie aziendali sono una conseguenza della fiducia e della collaborazione.
Questo ragionamento può essere esteso anche ad altre caratteristiche qualitative di un ambiente aziendale : il professor D. Goleman, ad esempio, sostiene che l’intelligenza emotiva dei leader (ed il loro stile di leadership) possono avere una influenza positiva sui risultati finanziari di una azienda.
Ed il ragionamento si può ripetere a proposito di un’altra caratteristica molto importante che una impresa può avere, ossia il fatto che essa riesca a dedicarsi in maniera profonda, appassionata ed autentica alla propria ragion d’essere : i prof. Gulati ed il prof. Serafeim, nei loro libri, sottolineano che anche il purpose può tradursi in maniera positiva sui risultati finanziari aziendali.
Secondo questa visione, farebbe notare S. Sinek, è pertanto sbagliato concentrarsi direttamente e solamente sui numeri, con un approccio diremmo “ragionieristico”, nel tentativo di migliorare la performance di una impresa : sarà invece più proficuo tentare di infondere al contesto aziendale le caratteristiche qualitative che tu hai indicato, e la performance dell’azienda scaturirà come risultato.
Cordialmente.
Caro Alessandro grazie mille per il tuo commento che apprezzo molto. In effetti c’è poco da aggiungere. Tutti i nomi che hai citato servono a far comprendere l’importanza della materia. Ti ringrazio e spero di trovarti ancora qui a commentare questa newsletter davvero. 😀🙏